Esche avvelenate: allarme nei parchi dell’Abruzzo

Quattro grifoni e tre lupi sono stati ritrovati senza vita, e si pensa all’avvelenamento. Nelle ultime settimane aumentano i casi simili sui versanti appenninici.

A cavallo tra il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e quello regionale di Sirente Velino sono state rinvenute, nel giro di un paio di settimane, le carcasse di sette animali; un probabile caso d’avvelenamento, l’ennesimo, che va ad aggiungersi alla lunga lista che ha reso il 2023 un anno nero per la convivenza tra uomo e fauna selvatica.

Trovandosi le carcasse nel raggio di 300 metri, si ha il forte sospetto che si tratti di un episodio di avvelenamento, uno dei tanti che in Appennino centrale si riscontrano nel periodo precedente la monticazione (la conduzione del bestiame ai pascoli di alta quota), oltre a quelli legati alla concorrenza tra i raccoglitori di tartufi e alle attività di caccia” dichiarano sul sito di Rewilding Apennines, l’associazione che si è imbattuta nei corpi, insieme a Salviamo l’Orso e alcuni volontari esterni.

Quello della pericolosità di alcuni animali sulle montagne è un tema molto caldo negli ultimi mesi, riacceso dai recenti dibattiti legati alla morte del runner Andrea Papi a seguito di un presunto attacco dell’orsa JJ4, e tenuto a galla dal partito Svp (Südtiroler Volkspartei) in Tirolo, che ha proposto di legiferare l’abbattimento dei lupi.

Non c’è fine all’indignazione di fronte al ritrovamento di animali selvatici che con molta probabilità sono stati avvelenati da veri e propri criminali” scrivono, amareggiati, sui social da Rewilding Apennines.

Esche avvelenate, i casi

Dopo il ritrovamento, il 5 maggio, dei corpi di due lupi e quattro grifoni, sono stati chiamati ad intervenire i nuclei cinofili antiveleno del Parco Nazionale, per controllare se nell’area ci fossero tracce di cibo contaminato o eventuali altre vittime e, difatti, è stato rinvenuto anche un terzo lupo dal nucleo di Pescasseroli.

Questi animali si vanno ad aggiungere ai due grifoni ritrovati poche settimane fa nei pressi di Atina, in collaborazione con il corpo dei Carabinieri; anche qui, i rapaci erano stati rinvenuti nei pressi di un puledro di cui si erano probabilmente nutriti.

Amareggia constatare che nel 2023 la cultura del veleno sia ancora così diffusa, evidenziando la più totale insensibilità verso la vita da parte di chi ricorre a certe pratiche vigliacche. Durante il penoso ritrovamento e recupero delle carcasse non è potuta mancare una profonda sensazione di vergogna per questi gesti crudeli e inutili che non favoriscono la possibile convivenza con la fauna, ma invece nuocciono all’ambiente in cui gli stessi autori svolgono le loro attività. Queste persone non comprendono che, così facendo, danneggiano loro stessi e l’immagine delle comunità a cui appartengono, allontanando quanti apprezzano i valori naturalistici dei luoghi di cui dovrebbero essere davvero i custodi” dichiara Mario Cipollone, team leader di Rewilding Apennines, anche lui coinvolto nelle operazioni di ritrovamento.

Convivenza tra uomo e fauna per combattere il fenomeno delle esche avvelenate

L’associazione si auspica che le comunità locali si impegnino a promuovere la cultura della coesistenza tra uomo e fauna, contrastando l’uso del veleno, che porta con sé solo svantaggi e disastri a livello ambientale, di promozione e accoglienza per il territorio e le prospettive future.

“Purtroppo se questi atti restano impuniti si rischia di favorire la reiterazione del reato”, continua Cipollone, “Consapevoli della complessità di condurre indagini di polizia su questo crimine, ci appelliamo a tutte le autorità competenti affinché a livello istituzionale e procedurale sia data maggiore attenzione e priorità a questa piaga del nostro territorio. Sarebbe un bel segnale se sulle aree soggette a episodi di avvelenamento si vietasse qualunque attività produttiva per lungo periodo, come accade in caso di incendi.”

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