Uomo-grandi carnivori, convivenza possibile? L’Italia, un modello da seguire

L’Italia è ai primi posti, a livello internazionale, per quanto riguarda la gestione del rapporto tra uomo e grandi carnivori. Questo grazie alle strategie adottate, ma anche alla ricerca scientifica nel settore. La convivenza tra uomo, lupo e orso è quindi possibile?

La convivenza tra uomo e grandi predatori, come lupo e orso, è una tematica delicata che in Italia ha visto negli anni un interesse crescente. Ne sono un esempio i tristi episodi che hanno riguardato i due orsi marsicani Amarena e Juan Carrito, mamma e figlio, morti quest’anno in Abruzzo per cause legate ad azioni umane. In un paese dove la biodiversità gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio ecologico e degli ecosistemi montani, è essenziale adottare buone pratiche per garantire una coesistenza armoniosa.

Le strategie adottate

Alcune di queste sono state già messe in atto. Nelle regioni dove la presenza di lupi e orsi è più forte, come il Trentino-Alto Adige e l’Abruzzo, sono state avviate campagne informative per educare la popolazione locale. Seminari, workshop e materiale informativo aiutano a sfatare miti e pregiudizi, illustrando il ruolo ecologico di questi predatori e fornendo consigli pratici per evitare incontri ravvicinati. Anche il ruolo attivo dei parchi nazionali e degli amministratori locali garantisce che gli incidenti siano ridotti al minimo.

In regioni come il Piemonte, l’Abruzzo e la Toscana, dove la pastorizia è ancora piuttosto diffusa, sono stati introdotti sistemi di protezione innovativi. L’uso di cani da guardia addestrati, come il mastino abruzzese, e recinzioni elettrificate si è dimostrato molto efficace nel ridurre efficacemente gli attacchi al bestiame, minimizzando gli incidenti tra allevatori e predatori (anche se questi continuano a essere presenti).

Il compito della ricerca

Anche la ricerca scientifica e i finanziamenti pubblici svolgono un ruolo fondamentale nella gestione dei grandi predatori. In Italia, istituti come l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) conducono studi e monitoraggi per comprendere meglio le dinamiche delle popolazioni di lupi e orsi, fornendo dati preziosi per le politiche di gestione. In alcune regioni, come il Veneto, l’Abruzzo e la Lombardia, sono state istituite misure di compensazione economica per gli allevatori che subiscono danni da predatori. Questo sistema non solo aiuta a mitigare le perdite economiche, ma favorisce anche una maggiore accettazione della presenza di questi animali. La creazione di corridoi ecologici, come quelli proposti in Friuli-Venezia Giulia, permette ai grandi predatori di muoversi liberamente tra diverse aree protette, riducendo la probabilità di entrare in contatto con insediamenti umani e aree agricole.

L’Italia, un modello di gestione

L’Italia, inoltre, si sta sempre più affermando come modello nel settore della cattura e immobilizzazione chimica di animali selvatici. Lo testimonia l’ultimo simposio internazionale tenutosi a Caramanico Terme, in provincia di Pescara, dove esperti da Stati Uniti e Canada hanno elogiato le capacità italiane di gestire animali come lupi e orsi in aree densamente popolate. Nonostante la presenza di 4mila lupi e un significativo numero di orsi, i conflitti sono minimi e spesso causati da singoli esemplari “problematici”. In alcuni casi, questi animali sono stati precedentemente a contatto con esseri umani. La risposta è la sedazione a distanza, che ha un tasso di mortalità inferiore al 2%. Queste tecniche, in passato, erano state utilizzate per altre ragioni, come il trasferimento o l’applicazione di radiocollari. Tuttavia, con lo spopolamento progressivo delle aree interne e l’aumento dei cinghiali, l’habitat dei lupi si è espanso e si è reso necessario applicarle anche per il contenimento della fauna selvatica.

La convivenza tra uomo e grandi predatori è una sfida che l’Italia sta affrontando con impegno e dedizione, sebbene permangano numerose criticità. Le buone pratiche adottate nelle diverse Regioni testimoniano una crescente consapevolezza dell’importanza di proteggere la nostra biodiversità, garantendo al contempo sicurezza e benessere alla popolazione e alle attività produttive. Con informazione, ricerca e cooperazione, è possibile costruire un futuro in cui uomo, lupo e orso possano condividere lo stesso territorio in armonia.

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