Crediti immagine: Instagram Kristin Harila

Tragedia del K2, la difesa di Kristin Harila

Kristin Harila si difende dalle accuse di non aver provato a salvare il portatore 27enne Mohammed Hassan. “La mia squadra ha tentato di salvarlo per ore” ha dichiarato in un’intervista ad Associated Press.

“La mia squadra ha tentato per ore di salvare Mohammed Hassan”. Risponde così alle accuse e alle critiche che le sono state rivolte l’alpinista norvegese Kristin Harila, che lo scorso 27 luglio è divenuta la persona più veloce a scalare tutti e 14 gli Ottomila. Ha impiegato soli 92 giorni per realizzare il suo record, ma i festeggiamenti sono durati poco per lasciare spazio alla polemica: la morte di Mohammed Hassan, ragazzo 27enne, padre di tre figli, scivolato e caduto lungo il “collo di bottiglia”, la sezione più pericolosa della via italiana al K2. Poi la Harila (e altre decine di scalatori) che lo scavalca mentre lui è agonizzante a terra e va a prendersi l’ultima cima per completare il suo progetto. È stata avviata un’indagine sulla morte del portatore pakistano, si cerca di comprendere come mai nessuno, apparentemente, abbia provato a soccorrerlo dopo la caduta.
Ma Kristin Harila respinge ogni accusa. In un’intervista ad Associated Press afferma: “Abbiamo cercato per ore di salvarlo. Ci troviamo nella zona probabilmente più pericolosa, sulla montagna più pericolosa. È possibile salvare qualcuno che non può camminare se ci si trova in basso, me se ci si trova nel collo di bottiglia o sopra di esso, non credo sia possibile. A meno di correre un rischio molto grande”.

Crediti immagine: Instagram Kristin Harila

L’altra versione

A dare una versione diversa sono Wilhelm Steindl, scalatore austriaco, e Philip Flaemig, scalatore tedesco. Anche loro impegnati sul K2 lo scorso 27 luglio si sono trovati a dover rinunciare alla vetta a causa della meteo difficile. A posteriori, hanno spiegato di aver rivisto la scena attraverso alcune riprese effettuate con il drone. La loro testimonianza parla di decine di scalatori che sorpassano Hassan gravemente ferito invece di soccorrerlo. Secondo quanto dichiarato da Steindl ad Associated Press, l’uomo poteva essere salvato se gli alpinisti al momento impegnati nella salita avessero rinunciato per prestargli soccorso e portarlo verso valle. “Sono sicura che se fosse stato possibile, se avessimo visto la possibilità di portarlo giù da lì, tutti ci avremmo provato” è stata la secca replica della Harila. Era impossibile. Con le condizioni di neve che c’erano quel giorno non sarebbe stato possibile”. Secondo quanto riportato dalla record woman norvegese, lei e la sua squadra si sarebbero accorti solo in discesa della morte di Mohammed Hassan. “Sulla cima ho chiesto a Gabriel: Sei riuscito a tirarlo su? Sta bene? E lui ha risposto: Si sta bene, ma è in pessime condizioni”. Aggiungendo poi: “Solo quando siamo scesi abbiamo scoperto che era morto”.

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