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Svizzera: un referendum per il recupero dei ghiacciai

Ambientalisti e scienziati si sono uniti chiedendo un referendum per salvare i ghiacciai dalla fusione, un fenomeno che ha ormai raggiunto un livello allarmante.

Domenica 18 giugno i cittadini elvetici, convocati alle urne, hanno dovuto esprimersi su tre importanti questioni: la nuova legge per raggiungere la neutralità climatica, una minimum tax per le grandi multinazionali e una modifica alla legge Covid-19.

Obiettivo 2050

Con il 59,1% dei voti, il paese ha approvato la legge che stabilisce l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro 27 anni. A comunicarlo è Keystone-Ats, l’agenzia di stampa elvetica che rende disponibili i risultati ufficiali delle votazioni, introducendo nuove misure per ridurre in maniera decisiva le emissioni di gas serra della Svizzera.

I ghiacciai della nazione, negli ultimi vent’anni, sono calati di circa un terzo, e il 2022 ha segnato un anno record, con un calo del 6%, dopo che degli scienziati avevano comunicato che già una perdita del 2% sarebbe stata considerata estrema.

“Agiamo finché possiamo ancora prevenire il peggio”, dichiara Matthias Huss, glaciologo dell’Istituto Svizzero di Tecnologia di Zurigo, cha ha cominciato a postare sui social media immagini di ghiacciai in ritirata e frane causate dallo scioglimento del permafrost, nel tentativo di sottolineare, e ricordare, il cambiamento climatico in atto nelle Alpi.

Il piano stanzia 3 miliardi di franchi svizzeri per incentivare alla rinuncia dei combustibili fossili.

Ambientalisti contro la Russia

Uno dei manifesti usati dagli ambientalisti per promuovere la legge ha visto ritratto il volto del presidente russo Putin, riportando le scritte “Sconvolgi Putin con la tua voce” o “Elettricità svizzera, invece del petrolio di Putin”.
Una scelta collegata alla fondazione ambientalista MyClimate, secondo la quale il Paese invia, giornalmente, diversi milioni di franchi per gas naturale e petrolio, finanziando così indirettamente la guerra in Ucraina.

Covid e fisco

È stata anche approvata una proroga, fino a giugno 2024, di alcune misure previste dalla legge emanata durante la pandemia.

E se questa ha ottenuto una discreta maggioranza (attorno al 61,9%), ben più alta si è rivelata la quota di cittadini svizzeri favorevoli a far pagare più tasse alle multinazionali.

Il consenso, infatti, qui ha toccato il 78,5% di voti a favore, il che implica un’aliquota minima del 15% (la gran parte dei Cantoni aveva applicato fin qui una tassazione più leggera) attorno al progetto Ocse-G20, riguardante la tutela dei consumatori di prodotti finanziari.

Le stime del governo indicano che un passaggio di questo tipo apporterebbe nelle casse dello stato una cifra tra 1-2,5 miliardi di franchi.

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