Le Otto montagne si aggiudica il David di Donatello come miglior film.

Il premio più importante va alla storia di amicizia e vette alpine diretta dai due registi belgi, con Alessandro Borghi e Luca Marinelli.

Le otto montagne, dei registi belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, ha vinto come il miglior film ai David di Donatello, gli “Oscar” del cinema italiani.

La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo per il quale Paolo Cognetti ha vinto il Premio Strega 2017, si è aggiudicata anche altre quattro statuine: Miglior Film, Migliore Sceneggiatura Adattata, Migliore Autore della Fotografia e Miglior Suono. Un grande riconoscimento, che si aggiunge a quello ottenuto l’anno scorso con il premio della Giuria al Festival di Cannes.

Un viaggio incredibile. Perché due belgi fanno un film italiano in italiano sulle Alpi? Una storia e un libro incredibile”, ha detto il regista dal palco degli studi Cinecittà Lumina, dove ieri si è tenuta la cerimonia dei David di Donatello. Ad annunciare il vincitore della statuetta più ambita è stata Piera Detassis, presidente e direttrice artistica dell’Accademia del Cinema Italiano.

Di cosa parla il film le otto montagne

Le Otto montagne è un film dall’enorme successo non solo da parte della critica, ma del pubblico, che l’ha accolto al cinema con entusiasmo, superando i 5 milioni di euro di incassi al botteghino. Merito certamente della storia raccontata: due giovani negli spazi liberi dell’alta quota, il rifugio dell’amicizia, la dimensione reale della natura, un film epico di piccoli gesti.

Pietro è un ragazzino di città, Bruno è l’ultimo bambino di uno sperduto villaggio di montagna. Negli anni, Bruno rimane fedele alle sue montagne, mentre Pietro è quello che va e viene. Il loro incontro li porterà a sperimentare l’amore e la perdita, riconducendo ciascuno alle proprie origini e facendo sì che i loro destini si compiano, mentre i due scopriranno cosa significa essere amici per sempre.

Un’amicizia nata tra due bambini che, divenuti uomini, cercano di prendere le distanze dalla strada intrapresa dai loro padri ma, per le vicissitudini e le scelte che si trovano ad affrontare, finiscono sempre per tornare sulla via di casa.

Nel mentre, sullo sfondo si dipanano paesaggi sconfinati che raccolgono al meglio i vari sentimenti con cui ci si rapporta ogni giorno, come amicizia, amore, perdita e riconquista. 

Le otto montagne: un film dalle tematiche ricorrenti ma mai banali

Non manca uno sguardo approfondito su tanti temi dentro e fuori i confini della montagna, come quello del confronto tra le realtà spopolate senza tempo di alcuni anfratti e le comunità abitative al centro del turismo odierno. Al centro del film c’è un rapporto di fratellanza e amicizia maschile che si espande verso la crescita, la capacità di trovare (e ritrovare) sé stessi e il confronto tra sogno e realtà, concretezza e idealizzazione.

In una scena del film, in una notte di bevute e risate, Pietro disegna su un taccuino un cerchio che simboleggia il mondo. Al centro c’è la montagna più alta, il Sumeru, circondata da otto mari e otto montagne. La domanda che fa è: chi ha imparato di più? Chi ha visitato le otto montagne o chi ha raggiunto la vetta del Sumeru?

Ambientato tra le Alpi e il Nepal, il film si snoda attraverso quella domanda e ci mostra i percorsi opposti dei due, i confini che si è autoimposto l’uno e il bisogno di trovare il proprio posto nel mondo nel modo più imprevedibile possibile dell’altro.

È un film da vedere per diversi motivi: uno di questi è capire lo stato di forma del cinema nostrano, o comunque del suo ruolo in un più ampio panorama internazionale. E poi c’è la grande regia della coppia belga Van Groeningen-Vandermeersch, anche loro totalmente devoti alla realizzazione di una pellicola in grado di trasmettere emozioni dirette e non filtrate: i due, insieme alla produzione, hanno costruito per davvero la casa in pietra del film e hanno girato gli interni nelle location originali in modo da ricreare un’atmosfera quanto mai autentica. Hanno anche raccontato di aver imparato l’italiano appositamente per trasferirsi sulle Alpi per gli otto mesi necessari alla realizzazione del film e di aver scalato l’Himalaya con una troupe cinematografica.

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Nel film Di Caprio si trova a discutere con importanti personalità riguardo alla crisi climatica che da anni affligge la nostra Terra. L’attore diventa quindi testimone e voce di un cambiamento che in tanti vogliono, un cambiamento necessario se non vogliamo essere vittime di un disastro ambientale senza pari.

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11 mesi fa

[…] 12 Maggio 2023 4 […]