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La montagna sacra: i 105 anni delle porte del Pasubio rivivono in una mostra

Una montagna sacra, che oggi rivive nella storia, nei racconti, ma soprattutto grazie ai tanti che percorrono i sentieri della zona: il Pasubio, teatro dei combattimenti tra Italia e Austria nella Grande guerra, è oggi un massiccio frequentato dagli escursionisti, ma anche da coloro che amano la storia e la rivedono nei sacrari, nelle selle con i buchi provocati dalle sparatorie e dal Rifugio Papa, ciò che è rimasto dalla Cittadella militare. Perché durante il conflitto, proprio lì, sorse la casa per molti soldati, qualche migliaio, che furono chiamati a difendere il fronte.

E così nacque quel villaggio che poco più di cent’anni fa era chiamato, molto semplicemente, Porte del Pasubio o “Milanin”, la piccola Milano. Oggi il complesso di case e baracche non c’è più, ma al suo posto, pochi anni dopo la guerra, è sorto un rifugio, che a luglio ha compiuto un secolo di vita.

Un'esposizione del Cai di Schio per raccontare la storia del Rifugio Papa

Per questo motivo il Cai di Schio ha ideato la mostra intitolata “Porte del Pasubio 1916-2022. Dalla città della guerra al Rifugio Papa” al museo civico di Palazzo Fogazzaro, nella città in provincia di Vicenza. 

Si tratta della seconda esposizione, cinque anni dopo quella organizzata per il centenario della Strada delle 52 gallerie, che parte dalla Bocchetta Campiglia e arriva proprio alle porte del Pasubio, al rifugio che fu battezzato con il nome del massiccio per poi prendere il nome del generale Achille Papa, uno dei comandanti del regio esercito durante la Prima guerra mondiale. Fu proprio il generale a far costruire la cittadella, a poche centinaia di metri dalla trincea. 

La mostra ha aperto ai primi di ottobre e sarà visitabile fino al 26 marzo 2023, sempre al palazzo in centro Schio.

Il curatore Rigon: «Sono 350 le fotografie utilizzate. La maggior parte sono inedite»

È con le fotografie scattate da Papa e mandate alla famiglia, è con le sue lettere, che viene mostrata la costruzione del “Milanin”, tra il 1916 e il 1917. Una cittadella realizzata anche per difendersi dal freddo e dalle neve, che cadde già a ottobre. «Sono 350 le fotografie utilizzate per l’esposizione – spiega Claudio Rigon, curatore della mostra –, si tratta di immagini provenienti da archivi, ma soprattutto, almeno l’80%, arrivano dalle famiglie dei militari».

La mostra si sviluppa in dodici sale ed è articolata in quattro sezioni: “1916-1920. La città della Guerra”, “1922-1937. Il Rifugio Pasubio”, “1935-1939. Dal Pasubio eroico al Pasubio turistico”, “1945-2022. Il Rifugio Papa”. 

Protagoniste indiscusse dell’esposizione sono le fotografie, che permettono di rivivere ogni decennio dell’ultimo secolo sul massiccio oggi al confine tra il Veneto e il Trentino. Molte di queste immagini sono di un autore non identificato, ma parecchie sono state scattate da Francesco Zambon. Specialmente quelle che mostrano i lavori degli anni ’30, compresa la Strada degli Eroi, una delle vie da cui si può raggiungere il rifugio. E la quasi totalità delle immagini è inedita.

Il rifugio

Il rifugio, il cui ultimo ampliamento è stato progettato dall’architetto Giovanni Fontana, è di proprietà del Cai di Schio, che quest’anno festeggia i 130 anni ed è presieduto da Massimo Zampieri. L’esposizione parla anche del forte legame tra il Pasubio, il rifugio Papa e la città, fortificato proprio a seguito della Grande guerra. Ma anche come quel luogo creato prima del rifugio, quell’ammasso di case fosse a tutti gli effetti una cittadella, con gli alloggi di ufficiali e soldati, il loro chiacchiericcio in strada o sull’uscio della porta nei momenti di riposo. «Per loro è stata una casa – prosegue Rigon – e proprio su questo si concentra la mostra, ne è uno dei fili conduttori».

Non mancano gli aneddoti su cosa è stato successivamente il Rifugio Papa per gli scledensi e non solo. Visitando la mostra si possono conoscere curiosità su come il rifugio sia entrato nelle trame della storia, anche dopo la Prima guerra mondiale. Lo si può leggere dalle scritte sul registro nei giorni successivi all’8 settembre 1943, con l’Armistizio di Cassibile e inizio dell’occupazione nazifascista e quindi della guerra civile, ma anche dalle firme e nei commenti dell’immediato dopoguerra. 

E ci sono poi storie curiose di ospiti giunti al Papa e aneddoti sui lavori per ampliare sempre di più il rifugio, gestito da quarant’anni da Renato Leonardi. 

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