La morte di Muhammad Hassan sul K2: cambio di rotta per le future spedizioni

La morte di Muhammad Hassan sul K2 che ha generato grande clamore mediatico è arrivata a interessare il governo del Gilgit-Baltistan che ha avviato un indagine per chiarire la dinamica dei fatti.

La triste morte di Muhammad Hassan sul K2, mentre numerosi alpinisti sfioravano la sua figura inerme per raggiungere la vetta, ha scosso l’animo di alpinisti e non. Un evento tragico che ha portato alla luce questioni importanti riguardo le spedizioni alpinistiche su una delle montagne più difficili al mondo.

Numerose sono state le testate, di settore e generaliste che hanno deciso di raccontare quanto stava accadendo lassù, dove l’aria si fa rarefatta. Una mediatizzazione che ha portato a interessarsi dell’accaduto anche il governo del Gilgit-Baltistan, che ha avviato un’indagine per chiarire la dinamica dei fatti e identificare soluzioni per evitare incidenti simili in futuro. Lo scorso 8 settembre sono poi stati resi noti i risultati di questa indagine. Un rapporto di 70 pagine che rappresenta una svolta significativa nel dibattito sull’alpinismo e sulla sicurezza sul K2.

Banditi per due anni

Uno dei risultati più tangibili dell’indagine è stato il bando di due anni imposto alla Lela Peak Expeditions, l’organizzatore che aveva assunto Hassan per la spedizione. Questo divieto è stato emesso a causa della mancata fornitura di attrezzatura adeguata a un portatore, dell’assunzione di un portatore inesperto per la salita e dell’omissione dell’assicurazione per Hassan.

Un duro colpo per l’azienda con sede a Skardu, gestita dai fratelli Anwar e Akhbar Syed, ma anche per le altre agenzie della zona e non solo. Molte aziende straniere si affidano agli organizzatori locali come la Lela Peak per il supporto logistico, e ora si rendono conto dell’importanza di soddisfare rigorosamente i requisiti governativi. Con il crescente numero di alpinisti che affollano le vette più alte del Pakistan, la domanda di personale di supporto può diventare difficile da soddisfare.

Dare voce ai portatori?

L’incidente ha sollevato una domanda fondamentale: è giunto il momento di dare voce ai portatori? Questi uomini, spesso dimenticati, svolgono un ruolo cruciale nelle spedizioni alpinistiche. Molti di loro affrontano condizioni difficili con carenza di attrezzature adeguate e mancanza di formazione. La principale osservazione che è emersa evidenzia come i portatori raramente ricevono attrezzature adeguate, e quando lo fanno, spesso le vendono per far fronte alle difficoltà economiche. La questione dell’assicurazione è un altro aspetto cruciale. In caso di incidenti fatali, le famiglie dei portatori ricevono indennizzi molto bassi. Questa situazione pone ulteriori pressioni sui portatori, che lavorano in condizioni estreme per guadagnare un reddito per le loro famiglie.

Perché Hassan è salito così in alto?

Una domanda senza risposta è perché Hassan si è spinto così in alto, mettendo a rischio la sua vita. Non sembra che stesse seguendo gli ordini del suo capo spedizione. Un testimone, Luis Miguel Soriano, ha dichiarato che Hassan ha deciso di continuare verso la vetta nonostante l’ordine di ritorno al campo base.

Inseguire il modello nepalese

La situazione dei portatori in Pakistan richiama l’attenzione su quanto accaduto in Nepal alcuni decenni fa. Qui portatori e guide hanno migliorato notevolmente le loro condizioni di lavoro e le loro capacità alpinistiche e tecniche nel corso degli anni.

Mingma G, guida UIAGM, capo spedizione e membro della spedizione che nell’inverno 2020/2021 ha raggiunto la vetta del K2, ha spiegato come in Pakistan ci siano molti forti alpinisti ma si trovino in situazioni precarie a causa delle scarse condizioni lavorative.

Secondo la sua teoria, per evitare in futuro situazioni come quella che si è generata sul K2, questi sono i punti su cui porre l’attenzione:

  • I costi dei soccorsi in elicottero sono eccessivamente elevati.
  • L’assicurazione per i portatori è spesso insufficiente o del tutto assente.
  • La mancanza di formazione tecnica limita la crescita professionale dei portatori.
  • L’attrezzatura inadeguata è un problema comune.

Solidarietà per Muhammad Hassan

Oltre tutte le questioni legali rimane la solidarietà che contraddistingue il mondo alpinistico quando accadono simili tragedie. Il fondo GoFundMe creato in seguito alla morte di Hassan ha raccolto oltre 170mila dollari, dimostrando la generosità di coloro che condividono la passione per l’alpinismo. Willy Steindl, membro della spedizione, tornerà in Pakistan per sostenere la famiglia di Hassan e contribuire alla gestione del fondo.

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