I ruscelli di montagna emettono CO2

I ruscelli di montagna: una fonte inattesa di emissioni di CO2 globale

Una nuova stima ci dice che i ruscelli e i torrenti potrebbero essere responsabili di una quantità che va dal 10% al 30% del totale globale di emissioni di CO2.

Le montagne coprono il 25% della superficie terrestre e i corsi d’acqua che drenano queste montagne rappresentano oltre un terzo del deflusso globale. Ma il ruolo svolto dai torrenti montani nei flussi di carbonio non è stato ancora valutato: finora, infatti, gli scienziati si sono concentrati principalmente su corsi d’acqua e su fiumi nelle regioni tropicali e boreali a bassa quota.

Nuovo studio rivela alta emissione di CO2 da torrenti di montagna: ruolo cruciale nei flussi globali di carbonio

Ora, Åsa Horgby, dottoranda presso il Stream Biofilm e l’Ecosystem Research Laboratory (SBER) dell’EPFL, insieme a un team di scienziati internazionali (compresi gli italiani Pier Luigi Segatto dell’Epfl ed Enrico Bertuzzo, idrologo dell’Università di Venezia Ca’ Foscari), ha condotto il primo studio su larga scala delle emissioni di CO2 dei torrenti montani e del loro ruolo nei flussi globali di carbonio.

Insieme, hanno scoperto che questi flussi hanno un tasso di emissione di CO2 medio più elevato per metro quadrato rispetto al passaggio ad altitudini più basse, in parte a causa della turbolenza aggiuntiva causata dal flusso di acqua lungo i pendii delle montagne.

Quindi, anche se queste acque rappresentano solo il 5% della superficie globale delle reti fluviali, probabilmente rappresentano dal 10% al 30% delle emissioni di CO2.

La ricerca è stata svolta nell’ambito del progetto europeo DyNET: Dynamical River Networks ed è stata coordinata dal professor Gianluca Botter del dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (ICEA). Nello specifico, i ricercatori hanno analizzato i ruscelli di montagna della Svizzera, oggetto di studi precedenti e quindi di più facile confronto.

Riscoprire le emissioni di CO2 dai torrenti di montagna: un nuovo studio mette in discussione le stime globali

Il risultato mette in discussione le stime esistenti a livello globale riguardanti le emissioni di CO2 dai corpi d’acqua dolce.

I torrenti montani risultano spesso sovrasaturi di CO2 e hanno una significativa capacità di scambio con l’atmosfera, grazie proprio alla loro elevata turbolenza, in particolare in presenza di salti di fondo.

“Abbiamo osservato che il frangimento del getto indotto dalle brusche discontinuità nella quota dell’alveo induce un significativo rilascio localizzato di gas in atmosfera, favorito dalle bolle d’aria e dalla schiuma, le cosiddette white waters che si formano a valle di ciascun salto” afferma Gianluca Botter.

Le analisi svolte hanno evidenziato che le emissioni gassose in corrispondenza dei salti di fondo sono in genere maggiori delle emissioni che avvengono in tutte le restanti parti del corso d’acqua.


Il team di ricerca ha attinto a uno studio pubblicato lo scorso febbraio su Nature Geoscience, che ha scoperto che le velocità di scambio di gas attraverso l’interfaccia aria-acqua nei torrenti di montagna si verificano 100 volte più velocemente di quanto si pensasse in precedenza. Partendo dai torrenti di montagna nel Canton Vallese, i ricercatori dell’EPFL sono stati in grado di migliorare un metodo di calcolo che fino a quel momento era stato lo standard.

Le scoperte degli scienziati sembrano indicare che la CO2 proviene da fonti geologiche, dato che la roccia carbonatica domina la geologia in numerose regioni del mondo. Queste rocce erano formate da componenti “scheletrici” di microrganismi marini vissuti milioni di anni fa, quando la Terra era in gran parte coperta dagli oceani

ULTIME NOTIZIE

Lo studio prosegue il filone di ricerca intrapreso nel 2019 relativo alla distribuzione degli oli essenziali emessi dalle piante, che ha portato a numerose pubblicazioni scientifiche e alla realizzazione di due volumi sulla Terapia Forestale, editi dal Cnr, che hanno permesso di sistematizzare le conoscenze ad oggi acquisite in merito a questa disciplina emergente.

La ricerca coinvolge 39 siti italiani tra montagna, collina e parchi urbani, e ha permesso di svelare il ruolo di queste biomolecole e di isolarne l’effetto specifico sulla riduzione dei sintomi dell’ansia. A condurla, un team di ricercatori dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Ibe) e del Club Alpino Italiano, insieme alle Università di Parma e Firenze, all’Azienda unità sanitaria locale (Ausl) di Reggio Emilia, e con il sostegno del Centro di riferimento regionale per la fitoterapia (Cerfit) di Firenze: la ricerca è pubblicata sul International Journal of Environmental Research and Public Health.

Pensato dal regista Fisher Stevens, vede come voce narrante Leonardo Di Caprio, attore che da anni si batte per la tutela e la salvaguardia del Pianeta. 

Nel film Di Caprio si trova a discutere con importanti personalità riguardo alla crisi climatica che da anni affligge la nostra Terra. L’attore diventa quindi testimone e voce di un cambiamento che in tanti vogliono, un cambiamento necessario se non vogliamo essere vittime di un disastro ambientale senza pari.

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