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Crediti: Abhidev Vaishnav via Unsplash

Joshimath, la città sacra dell’Himalaya è destinata a sprofondare?

Quello della subsidenza e dello sprofondamento di porzioni di territorio è un problema che non riguarda solo la città sacra di Joshimath, ma tutta l’Himalaya.

Un flusso di acqua e fango che si riversa a valle con una forza inedita, tanto da impaurire gli abitanti. È solo uno degli ultimi eventi che ha riguardato la città sacra di Joshimath nell’Himalaya dell’Uttarakhand. Da anni gli abitanti della città guardano con preoccupazione ai movimenti franosi che stanno interessando il centro abitato, dove più o meno lentamente si stanno aprendo voragini e crepe capaci di inghiottire intere abitazioni. L’ultimo evento si è verificato nel gennaio 2023 e ha fatto precipitare la situazione, portando le autorità a dichiarare l’area come “zona disastrata”. Tra strade divelte, hotel crollati a causa degli smottamenti, oltre 860 case attualmente inagibili e interi quartieri rasi al suolo dalle ruspe, per contenere i rischi legati ai crolli, oggi sono circa 240 le famiglie senza più un’abitazione. Obbligate a lasciare paese e quotidianità senza la certezza di poter tornare.

Joshimath, la città sacra dell’Himalaya

Un luogo sacro, venerato da indù e sikh, dove nell’ottavo secolo il teologo indiano Adi Shankaracharya trovò l’illuminazione prima di dedicare il resto della sua vita alla fondazione di diversi monasteri in India, tra cui uno proprio nel paese di Joshimath. La città si trova nello stato indiano dell’Uttarakhand, a una quota di 1890 metri sul livello del mare, e viene visitata ogni anno da circa 500mila persone. La maggior parte dei quali Pellegrini diretti ai templi induisti. 

Un percorso difficile, che richiede grande impegno e il superamento di difficoltà tecniche e ambientali non supportate dalle infrastrutture. Per questa ragione si sta lavorando a un grande progetto di miglioramento territoriale, con la costruzione di un’autostrada e di una linea ferroviaria. Entrambi progetti che sono stati sospesi nella zona di Joshimath a causa dei rischi legati a un aggravamento della situazione già complessa. Come spiegano gli esperti locali, i lavori di realizzazione delle infrastrutture andrebbero a compromettere la delicata situazione locale, creando danni irreparabili.

Un disastro annunciato

Joshimath è destinata a crollare su sé stessa, per colpa di una combinazione di fattori. Da un lato l’effetto sempre più impattante dei cambiamenti climatici, dall’altra parte la spinta alla costruzione sia di nuove infrastrutture per la viabilità, sia di nuovi importanti progetti idroelettrici per soddisfare le richieste energetiche. La regione dell’Uttarakhand è particolarmente ricca di acqua, vi scorrono oltre 30 fiumi, caratteristica che offre grandi opportunità dal punto di vista idroelettrico. Dall’altra parte i suoi grandi ghiacciai sono in costante ritirata, evento che aumenta il rischio idrogeologico in tutta l’area con l’esposizione del territorio a un inesorabile infragilimento che genera crolli e porta la popolazione verso l’unica scelta possibile: abbandonare la propria casa e la propria terra per cercare un futuro migliore altrove. 

Un’altra soluzione starebbe nell’arrestare del tutto i lavori per la costruzione di nuove infrastrutture nella zona che, con le loro attività di scavo incontrollata, non ha fatto altro che aumentare i problemi. La scelta per il futuro dovrebbe essere sì quella di portare modernità nell’area, con la costruzione di nuove infrastrutture, ma farlo lavorando a stretto contatto con i geologi che conoscono la morfologia del territorio e possono aiutare a indirizzare i lavori, prevenendo situazioni di crollo e il rischio idrogeologico.

 

Un problema diffuso in Himalaya

Quello della subsidenza e dello sprofondamento di porzioni di territorio è un problema che non riguarda solo l’Uttarakhand, ma tutta l’Himalaya. Certo, in questa zona il fenomeno è particolarmente accentuato. Per colpa, spiega l’Istituto di Scienze Planetarie statunitense, del fatto che “questa valle sembra essere più instabile, più inaffidabile per la vita umana e la costruzione rispetto alla media dell’Himalaya”.

In altre zone il problema esiste e ha cause ben precise, che esulano da questioni ambientali, ma che riguardano strettamente il rapporto tra uomo e ambiente. Nell’Himalaya indiano, per esempio, i fenomeni di sprofondamento del suolo sono legati all’estrazione di acqua dalle falde sotterranee. Una necessità, quella della captazione di acqua dal sottosuolo, sempre più fondamentale nel Paese per il mantenimento delle attività umane.

 È famoso l’accadimento dei primi anni Duemila a Dwarka, dove si è assistito a un fenomeno di abbassamento allarmante che ha portato l’amministrazione locale all’interruzione della costruzione di pozzi di estrazione con il favoreggiamento di una politica volta a fornire acqua potabile anche per l’uso agricolo. Una scelta che negli anni ha pagato, andando a ridurre la dipendenza dalle falde freatiche e a invertire il fenomeno di subsidenza. Un miglioramento dettato anche da uno stretto dialogare con ricercatori e scienziati che ha permesso di orientare gli investimenti per nuove infrastrutture nella giusta direzione. Quindi, Joshimath è una città destinata a sprofondare? No, se ne prossimo futuro si faranno le scelte giuste.

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