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credits: Legambiente

Ghiacciai sempre più ridotti, la denuncia di Legambiente

Per l'associazione ambientalista il 2022 è l'annus horribilis per la salute dell'alta montagna: nelle Alpi Occidentali arretramenti dei ghiacciai fino a quaranta metri

Antonio Stoppani lo diceva già negli anni ’80. Del XIX secolo. L’abate, fine esperto di geologia, tenne un discorso “Sull’attuale regresso dei ghiacciai sulle Alpi”. Oggi, 140 anni dopo, la situazione è drammatica e lo dice Legambiente.

Il 2022, secondo l’associazione ambientalista, è stato un anno nero per i ghiacciai alpini, sempre più fragili, vulnerabili e instabili per effetto della crisi climatica. I ghiacciai ingrigiscono mentre perdono di superficie e spessore, si disgregano perché aumentano fenomeni di instabilità quali frane, colate detritiche, valanghe di roccia e di ghiaccio.

Numeri insoliti e regresso dei ghiacciai

A fine luglio, solamente per fare un esempio, Meteo Suisse ha registrato lo zero termico sulle Alpi svizzere a 5.184 metri.

Si tratta di numeri del tutto insoliti, considerato che normalmente, nel mese di agosto, la quota dello zero termico si dovrebbe aggirare intorno ai 3.500 metri. Un fenomeno che si è verificato dopo un inverno povero di neve, con impatti negativi anche per l’economia, con numerose le piste chiuse.

La denuncia è arrivata da Legambiente e dal Comitato Glaciologico Italiano, che hanno redatto il report finale della Carovana dei ghiacciai 2022.

All’interno dell’analisi in ciascuno dei tre settori alpini (occidentale, centrale e orientale) i ghiacciai registrano un arretramento e i più piccoli e alle quote meno elevate stanno perdendo il loro “status” di ghiacciaio, riducendosi ad accumuli di neve e ghiaccio.

Alcuni dati sulle Alpi

Nelle Alpi Occidentali si registra in media un arretramento frontale annuale di circa quaranta metri. Importante è il ritiro di ben 200 metri della fronte del Ghiacciaio del Gran Paradiso. I ghiacciai del Timorion (in Valsavaranche) e del Ruitor (La Thuile) hanno una perdita di spessore pari a 4,6 metri di acqua equivalente, la peggiore perdita degli ultimi ventidue anni.

Sono, inoltre, accentuati i ritiri glaciali del ghiacciaio di Verra (Val d’Ayas), del Lys e degli altri corpi glaciali del Monte Rosa, come il ghiacciaio di Indren, che in due anni, ha registrato un arretramento frontale di 64 metri, di cui quaranta solo nell’ultimo anno. 

Il Pré de Bar, che dal 1990 a oggi registra mediamente 18 metri di arretramento lineare l’anno e il Miage che in 14 anni ha perso circa cento miliardi di litri di acqua.

Ghiacciai sorvegliati speciali

Ci sono poi anche alcuni sorvegliati speciali. Si tratta, in questo caso, dei ghiacciai Planpincieux e Grandes Jorasses in Val Ferret (in Valle d’Aosta) per il rischio di crolli di ghiaccio che potrebbero coinvolgere gli insediamenti e le infrastrutture del fondovalle. 

Nel settore centrale, è emblematico il ghiacciaio del Lupo che, solo nel 2022, nel suo bilancio di massa registra una perdita del 60% rispetto a quanto perso nell’arco di 12 anni. Il ghiacciaio di Fellaria (gruppo del Bernina, Valmalenco) perde in quattro anni quasi 26 metri di spessore di ghiaccio.

Tra i fenomeni di collasso delle fronti spicca quello del Ventina (gruppo del Monte Disgrazia), che in un anno ha perso 200 metri.

Sulle Alpi Orientali c’è il grande ghiacciaio del Careser (Val di Pejo), di cui rimangono placche di pochissimi ettari e la sua superficie si è ridotta dell’86%. Ci sono poi numerosi arretramenti delle fronti, con oltre un chilometro per la Vedretta de la Mare e a 600 metri per il ghiacciaio di Lares (gruppo dell’Adamello).

il ghiacciaio della Marmolada tra quindici anni potrebbe scomparire del tutto, dopo che nell’ultimo secolo ha perso più del 70% in superficie e oltre il 90% in volume.

Ghiacciaio del Montasio: una piccola eccezione

C’è però un’eccezione. Si tratta del ghiacciaio occidentale del Montasio, piccolo ma resistente che, pur avendo subito in un secolo una perdita di volume del 75% circa e una riduzione di spessore pari a 40 metri, dal 2005 risulta stabilizzato, in controtendenza rispetto agli altri ghiacciai alpini.

Per questo Legambiente punta a monitorare i ghiacciai, ma anche la formazione, conoscenza e sensibilizzazione sui cambiamenti climatici, con azioni a sostegno delle comunità locali per affrontare le conseguenze economiche del riscaldamento climatico. Ma anche una programmazione tra le azioni future.

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