Esonda lago in Himalaya, 40 i morti

Abbondanti precipitazioni e un terremoto avvenuto in Nepal sembrano le cause dell’esondazione del lago glaciale Lhonak, che ha causato 40 morti nell’Himalaya indiano.

Nel nord-est dell’India, al confine con il Tibet, una catastrofe senza precedenti ha scosso la regione himalayana. La scorsa settimana, il lago glaciale Lhonak ha improvvisamente rotto gli argini, scatenando un’alluvione di proporzioni devastanti. Le immagini satellitari hanno fotografato il bacino idrico prima e dopo l’evento, evidenziando la trasformazione del paesaggio a causa dell’esondazione.

Si tratta della peggiore alluvione che ha colpito la regione negli ultimi cinquant’anni. Il bilancio delle vittime continua a salire: si contano almeno quaranta morti e oltre un centinaio di dispersi. Le squadre di soccorso stanno lavorando instancabilmente alla ricerca di superstiti tra fango e detriti, migliaia di residenti hanno dovuto abbandonare le proprie case.

Piogge e terremoto le possibili cause

Le cause dell’esondazione sono ancora da chiarire. Il lago è straripato improvvisamente nelle prime ore di mercoledì 4 ottobre con una forza tale da sfondare una grande diga idroelettrica per poi riversarsi nella valle sottostante, travolgendo ogni cosa.  Gli esperti sospettano che sia la conseguenza una combinazione di intense piogge nella zona nei giorni precedenti e un terremoto di magnitudo 6,2 che ha colpito il vicino Nepal martedì 3 ottobre. Il Servizio meteorologico indiano ha segnalato che lo stato del Sikkim ha registrato 101 millimetri di pioggia nei primi cinque giorni di ottobre, più del doppio dei livelli normali. Tale eccesso di precipitazioni ha portato alla memoria l’esondazione dell’ottobre 1968, quando circa 1.000 persone persero la vita nella regione.

Non un caso isolato

L’incidente al lago Lhonak è solo l’ultima in una serie di alluvioni mortali che hanno colpito il nord-est dell’India in un anno segnato da piogge monsoniche eccezionalmente intense. Ad agosto, quasi 50 persone hanno perso la vita a causa di frane ed esondazioni nel vicino stato di Himachal Pradesh. Le piogge record nel nord dell’India hanno causato 100 vittime a luglio.

Da anni, funzionari statali, ricercatori e attivisti locali avevano messo in guardia sul rischio di un evento catastrofico di questa portata. In particolare, la costruzione della diga Teesta 3, avviata circa sei anni fa come parte del piano indiano di investimenti nell’energia idroelettrica, aveva suscitato polemiche sin dal principio. Gli attivisti locali avevano sottolineato i rischi connessi alle condizioni meteorologiche estreme causate dai cambiamenti climatici, evidenziando anche la mancanza di adeguate misure di sicurezza nel progetto della diga. Una similitudine sinistra con un caso italiano, che avviene nei giorni del sessantesimo anniversario del disastro del Vajont. In quella circostanza, una frana fece esondare il bacino artificiale sotto al monte Toc, causando un’esondazione che uccise 1.910 persone. Anche in quel caso, un disastro annunciato.

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