Silenzio e incertezza, la pista da bob mette a rischio Milano-Cortina 2026

Dubbi e incertezze stanno mettendo a rischio non solo la costruzione, ma anche la possibilità di effettuare le gare di slittino ai Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026. 

La pista Eugenio Monti di Cortina. Foto Wikimedia Commons
La pista Eugenio Monti di Cortina. Foto Wikimedia Commons

Nessuno vuole fare la pista da bob di Cortina. L’impianto è imprescindibile per ospitare alcune delle gare delle Olimpiadi invernali del 2026 (che la città condividerà con Milano), ma la difficoltà del progetto, i tempi stretti e i costi elevati stanno scoraggiando le aziende a partecipare all’impresa. Tant’è che, dopo che l’ultima asta è andata deserta e le aziende chiamate direttamente hanno gentilmente declinato l’offerta, si inizia a temere che, alla fine, l’impianto non si farà.

Una storia travagliata

La storia di questa pista è stata travagliata sin dal principio. In una prima fase, il governatore del Veneto, Luca Zaia, si era proposto come primo sponsor della sua costruzione. Poi, gli oneri finanziari (pari a oltre 80 milioni di euro) e le imminenti elezioni europee lo hanno portato a più miti consigli: “Deciderà Roma”. Che, nel mentre, non si esprime sul tema da luglio, quando si è tenuta l’ultima cabina di regia del governo sull’argomento. Anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi, non ha rilasciato dichiarazioni a riguardo.

Un silenzio che sta allarmando anche il Comitato olimpico internazionale e che inizia a stare stretto anche Giovanni Malagò. Il 2 ottobre, il presidente del Coni si è espresso così sul tema: “Non siamo costruttori: aspettiamo con grandissima urgenza di avere notizie sull’impianto da chi ha l’onere e l’onore di occuparsene. Stiamo valutando anche opzioni diverse, ma qualora non riuscissimo a organizzare le gare di bob, slittino e skeleton ne sarei rattristato. Non come individuo, ma come rappresentante del Paese ospitante delle Olimpiadi. Noi abbiamo vinto la gara di assegnazione garantendo al Cio che questi sport si sarebbero svolti regolarmente. Siamo fiduciosi: rispetteremo gli impegni”.

A disincentivare più di ogni altra cosa le imprese e a dare argomenti agli avversari del progetto è l’altro impianto olimpico già esistente in Italia legato a queste discipline, quello di Cesana Torinese. O meglio, ciò che ne resta: dopo le Olimpiadi invernali di Torino 2006 la pista (costata oltre cento milioni di euro) è rimasta in attività per soli sei anni. Oggi, la pista è in stato di abbandono. Nel corso della sua breve operatività, la struttura è stata colpita da problemi strutturali e di refrigerazione, criticità che hanno fatto lievitare i costi di gestione a un milione e trecentomila euro e ne hanno reso la gestione troppo onerosa per chiunque.

Sostenibilità al primo posto?

Posto che le discipline legate allo slittino sono un caposaldo delle Olimpiadi invernali, va sottolineata la crescente importanza che la sostenibilità ambientale e la tutela degli ecosistemi montani stanno acquistando nell’opinione pubblica, che nel frattempo si è attivata con proteste e petizioni per scongiurare la costruzione dell’impianto. Difficile dunque trovare una posizione di sintesi tra la necessità del comitato olimpico Milano-Cortina di garantire lo svolgimento regolare di tutte le gare e l’esigenza della cittadinanza di non trovarsi una pista di cemento da quasi due chilometri a sfigurare le proprie montagne. Alcune città di altri Paesi si sono dette pronte a ospitare le gare bobbistiche e di slittino (tra queste, Innsbruck e St. Moritz), un’ipotesi che per ora viene considerata non percorribile dai promotori dei Giochi in Italia, ma verso cui Malagò sta iniziando ad aprire. Per evitare loro il danno di immagine, servirebbe uno stanziamento extra da parte del governo. Il tutto nelle settimane in cui il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, annuncia una manovra finanziaria di sacrifici.

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