“Scusa Valsesia”, Paolo Cognetti risponde alle polemiche

Lo scrittore Paolo Cognetti risponde alle polemiche nate con la pubblicazione del suo libro “Giù nella valle”. Accusato di aver insultato la Valsesia, oggi scrive: “le chiedo scusa”.

“Le chiedo scusa, alla Valsesia” scrive Paolo Cognetti su La Repubblica. “Cambio il nome e ambiento tutto nell’Ossola, in Valtellina, in una valle immaginaria”. Lo scrittore accusato di aver offeso la valle, sia da esponenti della comunità montana, sia dall’UNCEM (Unione Nazionale dei Comuni e degli Enti Montani), ora riflette attorno a quanto accaduto poco dopo l’uscita del suo ultimo libro “Giù nella valle” (Einaudi, 2023). Lui che, scrive, dopo anni di onorata carriera si è trovato a passare da amico della montagna a nemico della stessa in una manciata di secondi. Parole e polemiche che in nel giro di poco sono passate dall’essere una questione di valle a un dibattito nazionale. Questo per aver dato spazio al “volto sporco e cattivo” della montagna.

“Mi serviva un fondovalle buio e rovinato dall’industria, lontano dai bei pascoli e dai rifugi sui ghiacciai, quasi una periferia urbana”. Insomma, quell’ambiente che esiste alle porte di qualsiasi valle alpina. Non solo in Valsesia, ma anche sulle marittime, come in Trentino, in Veneto; in Valtellina; o tra le terre protette dall’Unesco che formano le Dolomiti.

Il messaggio dell’UNCEM a Cognetti

Riportiamo, per correttezza di cronaca, il messaggio pubblico firmato da Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, e Marco Bussone, Presidente nazionale dell’UNCEM, indirizzato allo scrittore Paolo Cognetti.
Chi ama la montagna, i territori, le comunità, chi vuole vivere e abitare la montagna, prima di tutto la rispetta, la apprezza, la ama appunto. Tutta la montagna. Non fa distinzioni, non giudica, non racconta quello che non crede, non scrive e non descrive quello che non vorrebbe vedere o sentrire. Servono coerenza e serietà nei ragionamenti. Chi ama la montagna, tutta, sta in silenzio di fronte alle incertezze, alle difficoltà, alle solitudini. Ci sono, fanno parte della vita e della vitalità dei territori. Chi ama la montagna entra in punta di piedi, sceglie il dialogo, la relazione. Sceglie di scoprirla a poco a poco, con rispetto e voglia di approfondire, partire dalla gente, dai mestieri, dalle storie, dalla semplicità. Solo una persona poco intelligente potrebbe schernire, deridere, attaccare un territorio, chi lo vive, chi lo genera, chi fa impresa, la sua storia, la cultura e le comunità. Quanto è successo stamani su Radio Deejay in diretta nazionale e quanto scritto in un libro, ‘noir’, ci viene detto, con autore lo scrittore Paolo Cognetti ha dell’incredibile. Con una leggerezza a tratti drammatica e inspiegabile, Cognetti parla della Valsesia. Lungi da noi dal fargli pubblicità. Non ha bisogno. Vuole narrare la montagna, lo ha fatto e lo farà. Ci mancherebbe. Ha sempre una parola per tutto e per tutti. Seguito e osannato. Ma oggi deve chiedere scusa. Alla montagna italiana, non solo alla Valsesia. Che ha descritto – un’eufemismo a ben dire – come ‘valle dove piove sempre, pisciatoio d’italia, valle sporca, rovinata, industrializzata, quasi una periferia urbana… ci sono i bowling, i cementifici, le cave’. Luoghi da ‘cani morti’. Parole incredibili, manco commentabili. Lasciano senza parole noi, i Sindaci, le comunità. Peraltro in un dialogo, e che dialogo, con i conduttori Linus e Nicola Savino che ridono, sorridono alle parole di Cognetti. Bene ha fatto il Presidente dell’Unione montana Valsesia, Francesco Pietrasanta, a definire le parole di Cognetti e l’atteggiamento del duo radiofonico come ‘delirante’. Irrispettoso. Totalmente inadeguato. Non radiofonico, non accettabile. La montagna è offesa e attaccata da questo delirio. Non certo una narrazione, non certo un’immagine letteraria, scenario del contesto del romanzo. Una bassezza e un grave errore che non passa e rimane. Di chi di certo non ama la montagna, i territori, le comunità. Cognetti chieda scusa alla montagna.”

La risposta di Cognetti

“Deridere e schernire non fanno parte della mia scrittura” risponde subito Cognetti focalizzandosi poi su un punto preciso del messaggio. Non può stare in silenzio, spiega. È uno scrittore e raccontare quel che vede è il suo mestiere. Cognetti fa riferimento alla parte del messaggio in cui si dice che “chi ama la montagna sta in silenzio di fronte alle incertezze”. Ed è proprio su questo tema che apre la sua riflessione affermando che se avesse scritto le stesse parole ambientando il racconto in un luogo come la periferia di Milano nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare. “Se scrivo un noir ambientato alla Bovisa, dove ho abitato per tanto tempo, e la definisco una periferia rovinata, credo che nessuno protesterà. Il sindaco Sala potrebbe perfino darmi l’Ambrogino d’oro!”. In montagna invece questa libertà, spiega in conclusione Cognetti, gli è vietata. Perché delle terre alte si decantano solo le bellezze.

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