Sassolungo: 35.000 firme per la sua difesa. Intervista al presidente del CAI Alto Adige

Preservare la naturalità dell’area del Sassolungo dall’attività umana. È quanto si propone attraverso la petizione “Salviamo del Dolomiti”. Ne abbiamo parlato con Carlo Alberto Zanella, presidente CAI Alto Adige e promotore della raccolta firme.

35mila no allo sfregio del Sassolungo. A distanza di due settimane dal suo lancio, la petizione “Salviamo le Dolomiti: Gruppo del Sassolungo in pericolo” guadagna sempre più consensi e credibilità. L’iniziativa ha come obiettivo principale preservare il Gruppo del Sassolungo, una preziosa area in Alto Adige che ospita due monumenti naturali di grande valore, i Piani di Cunfin – Böden e la Città dei Sassi. Ne abbiamo parlato con Carlo Alberto Zanella, presidente del Cai Alto Adige, tra i promotori della raccolta firme.

 

Perché è importante proteggere il gruppo del Sassolungo?

“È un monumento naturale circondato da parchi: c’è il parco dello Sciliar-Catinaccio, il Parco d’Huez, poi cominciano tutte le Dolomiti bellunesi. Il Sassolungo è l’unica “isola” dove non c’è una protezione naturalistica e, oltretutto, non è neanche bene Unesco come gli altri. Forse è una zona più antropizzata delle altre limitrofe, ma visto che in tempi recenti sono stati proposti progetti un po’ bizzarri che lederebbero l’ecosistema locale abbiamo deciso di riprendere il discorso della tutela tramite l’istituzione di un parco, un’istanza che peroriamo da oltre dieci anni”.

 

Come mai tutto questo tempo?

“Noi siamo sempre andati avanti con questa richiesta, così come tutte le associazioni ambientaliste dell’area. A frenare, come spesso accade, è stata la politica, appoggiata da impiantisti e albergatori: gli interessi di queste due categorie vanno verso la costruzione di infrastrutture inutili come nuovi impianti di risalita, nuove strutture. A nostro avviso, invece, la zona non deve essere toccata”.

 

Considerata la sempre minor quantità di neve che cade, è davvero necessario costruire nuovi impianti? Per quale motivo si insiste su questo tipo di infrastrutture?

“È una domanda che ci poniamo anche noi. I nuovi impianti, qui in Alto Adige, vengono finanziati dalla Provincia autonoma, che dà un contributo che va dal 60 all’85 per cento. Va da sé che gli impiantisti hanno tutto l’interesse a fare questi nuovi collegamenti, tanto loro pagano poco. Poi c’è il discorso dello scopo progettuale relativo al Sassolungo: vorrebbero creare un collegamento Val Gardena – Alpe di Siusi – Ronda, un allacciamento privo di utilità e dannoso anche dal punto di vista dei flussi turistici. Non c’è più bisogno di fare nuovi collegamenti, così come non servono nuove strutture ricettive: siamo saturi di turisti, si dovrebbe iniziare a dare la priorità alla tutela degli ecosistemi montani invece di continuare a stressarli. Facendo il parco, si scongiurerebbe ogni rischio e si limiterebbero gli abusi”.

 

Quanto può incidere la petizione da voi appoggiata sul futuro del Sassolungo?

“Domenica ci saranno le elezioni in Alto Adige: c’è il rischio che qualcuno perda un bel po’ di voti a causa di questa vicenda. Penso al Südtiroler Volkspartei, il partito di maggioranza assoluta della zona. Molta gente, inoltre, si è stufata di questo troppo turismo, che va a vantaggio solo di alcune categorie. La tutela naturalistica che noi vorremmo porre per il Sassolungo potrebbe andare a migliorare questa situazione di assoluta saturazione: la gente è stufa di fare sempre code, siano esse per un parcheggio, per una seggiovia o per un impianto, piuttosto che investire su nuove infrastrutture di questo tipo si dovrebbe pensare a selezionare chi viene per favorire gli amanti della montagna. I turisti, soprattutto in estate, vengono a cercare la calma, la tranquillità, l’aria pulita: continuando a costruire, a fare qui e far portare su gente l’attrattiva dell’Alto Adige per queste persone si potrebbe perdere”.

 

Cercate una sorta di turismo sostenibile?

Innanzitutto il turista deve essere educato. Qui la gente deve venire perché è bello, perché c’è l’aria pulita, perché ci sono bellissimi prati e boschi e bisogna goderseli. Non abbiamo bisogno dei rifugi a bassa quota con la musica a tutto volume, con gente che balla sui tavoli. Più che rifugi, anche vista la quota di fondovalle cui si trovano, possiamo parlare di alberghi. Nei rifugi di alta quota c’è ancora il rispetto della natura, ma se un turista la sera prima ha mangiato il pesce a in uno pseudo rifugio e il giorno dopo si trova in alta montagna, ecco che pretenderà anche lì il pesce. Una situazione che penalizza i veri rifugisti: la parola stessa, dal punto di vista etimologico, indica un luogo che ti dà da mangiare, da dormire, ma solo quello che riesce a portare fino a quelle quote con l’elicottero, o di peso, o con la teleferica”.

 

Quali sono i prossimi passi?

“Non ci limiteremo alla richiesta della tutela del Sassolungo attraverso l’istituzione di un parco. Vorremmo sensibilizzare sulla necessità di smetterla di costruire: in Valle Aurina, per esempio, hanno disboscato moltissimo per migliorare per ingrandire comprensorio e impianti. Si dovrebbe anche limitare il traffico nei passi montani: chiediamo che nei mesi di luglio e agosto venga introdotta la chiusura per fasce orarie, magari dalle 10 alle 16, in modo che chi va in montagna per camminare e fare attività outdoor non sia penalizzato, mentre i ‘turisti del selfie e fuggi’ siano ostacolati”.

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