Reinhold Messner non è più il “Re degli Ottomila”

Il Guinness World Record mette in discussione il primato di Reinhold Messner, e non solo il suo. Secondo l’editore del libro anche il record di Nirmal Purja non sarebbe valido. E come questo, molti altri.

Reinhold Messner. Foto Wikimedia Commons
Reinhold Messner. Foto Wikimedia Commons

“La loro conclusione è che, per un certo numero di picchi (in particolare Annapurna I, Dhaulagiri I e Manaslu), le “vere vette” non erano state identificate correttamente per molti anni. Ciò significa che molti alpinisti, spesso senza alcuna colpa, si sono fermati prima di raggiungere la vetta”. Così introduce il sito del Guinness World Record la motivazione che ha portato alla rimozione di Reinhold Messner dal celebre libro edito dal 1955.

Come infatti spiegano poche righe sotto: “Affinché qualsiasi scalata in montagna possa qualificarsi per un record, deve ora soddisfare due criteri chiave:

  • il punto più alto raggiungibile – ovvero il “vero vertice” – deve essere raggiunto e dimostrato.
  • Le salite devono essere effettuate a piedi, dal campo base alla vetta e poi ritorno; verranno prese in considerazione le discese in elicottero dai campi più alti per le emergenze mediche, e le discese negli sport d’avventura effettuate con sci, snowboard e mezzi alati non motorizzati come il parapendio”.

Chi è il nuovo "Re degli Ottomila"?

Le conclusioni a cui si fa riferimento all’inizio dell’articolo sono quelle raggiunte dal giornalista tedesco Eberhard Jurgalski che, “insieme al suo team” ha trascorso gli ultimi dieci anni riesaminando le ascensioni compiute dagli alpinisti ai 14 Ottomila diventando poi consulente per il Guinness World Record. Il risultato di questi studi sarebbe quindi che la prima ascensione alla “vera cima” di tutte le montagne di ottomila metri sarebbe stata compiuta dall’americano Edmund Viesturs, e non dall’italiano Reinhold Messner. Viesturs avrebbe realizzato le salite tra il 18 maggio 1989 e il 12 maggio 2005 senza utilizzare bombole d’ossigeno.

“Lassù scopri chi sei e non fai a gara con nessuno, neppure con te stesso” è stata la risposta immediate di Messner. “Io sono un alpinista, non un olimpionico. Non ho mai rincorso primati e record, non possono togliermi qualcosa che non ho mai avuto.

Addio al record di Nirmal Purja

Come Messner anche Nirmal Purja si vede spodestare del suo record. Secondo le ricerche infatti, l’ex gurkha dell’esercito britannico non avrebbe impiegato 189 giorni per compiere la salita dei 14 Ottomila, ma ben 2 anni e 168 giorni. Questo perché Nirmal, nella sua corsa al record, non avrebbe raggiunto le vere vette di Manaslu e Dhaulagiri, riuscendo a raggiungere solo in seguito. I tempi della sua scalata andrebbero quindi dal 23 aprile 2019 all’8 ottobre 2021, ovviamente con uso di bombole d’ossigeno. Rimarrebbe invece invariato il record della norvegese Kristin Harila, che si conferma come la donna e la persona in assoluto più veloce a compiere la salita di tutti e 14 gli Ottomila, nel tempo di 92 giorni.

Le regole dell'alpinismo da "record"

Mentre Messner evidenzia come l’alpinismo non sia una questione di record e, se ben ricordiamo, per molti non si tratti nemmeno di sport, Craig Glenday Editor-in-Chief del Guinness World Records dichiara che “le categorie dei Guinness World Records colpite da questa riclassificazione delle ‘vere cime’ hanno dovuto necessariamente essere azzerate al fine di riflettere i requisiti dala campo base alla vetta”. Ma, continua “questo non dovrebbe in alcun modo sminuire gli incredibili risultati pionieristici ottenuti da alcuni dei più significativi alpinisti degli ultimi 50 anni; tuttavia, nello stesso modo in cui richiediamo ai maratoneti di completare l’intero percorso di 42,195 chilometri e ai circumnavigatori di coprire almeno la circonferenza di 40,075 chilometri della Terra, affinché una scalata in montagna possa qualificarsi per un titolo Guinness World Records, dobbiamo insistere su una salita dal campo base alla vera vetta, seguendo le linee guida aggiornate di 8000ers.com (il sito gestito da Eberhard Jurgalski, ndr)”.

Stiamo quindi descrivendo un’attività dove (la storia anche recente ce lo ricorda) spesso ci si “gioca” ben più di un primato a una mera questione di cronometro e statistiche eliminando all’emozione dell’alpinismo proprio l’emozione. Che sia questo l’alpinismo del futuro? In fondo gli ultimi anni ci hanno spesso abituati a sentire la parola record, anche dove l’aria si fa rarefatta.

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