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Marco Anghileri

Alpinismo: “Quando i sogni sono vita”. Un libro in ricordo dell’alpinista Marco Anghileri

Scritto da Andrea Gaddi, il volume parla della vita e dell’amore per l’alpinismo dello scalatore lecchese “Adorava le Dolomiti e le Grigne. È la storia dell’amore per la montagna”.

Un alpinista che non si dimentica

Lo scorso 16 settembre avrebbe festeggiato i cinquant’anni. Nonostante Marco “Butch” Anghileri sia scomparso quasi otto anni fa il mondo dell’alpinismo non lo ha mai dimenticato. Lo scalatore lecchese, morto sul Monte Bianco il 14 marzo 2014, mentre stava tentando la prima scalata solitaria invernale della via Jöri Bardill, non manca mai di essere ricordato. Ne è una prova il nuovo libro, dal titolo “Marco Anghileri – Quando i sogni sono vita”, scritto da Andrea Gaddi ed edito da Alpine studio editore poche settimane prima di Natale. Un ricordo lungo 150 pagine dello scalatore che ha compiuto imprese sulle montagne di casa, ma non solo.

L'alpinismo e la passione del Butch

È stato un alpinista di eccezionale talento, con un amore ardente per la montagna, soprattutto per le sue adorate Dolomiti e le Grigne – spiega l’autore, nella nota di copertina –. Fin da ragazzo, quando arrampicava sulle pareti del Medale, ha seguito le orme dei pionieri del sesto grado, dalle Dolomiti al Monte Bianco, facendo sempre ritorno alle tanto amate Grigne. Quella del “Butch” è una storia di grandi imprese in solitaria, di passione, ma anche di amicizia e di legami indistruttibili. È la storia di un amore, quello per la montagna, che può farti alzare all’alba e tornare al tramonto, può portarti lontano per poi farti tornare trasformato e felice”. 

Nel libro viene descritta la storia di Anghileri, con curiosità e aneddoti. Si parte dal suo esordio verticale, con il papà Aldo e il fratello Giorgio, fino alle grandi scalate in solitaria, senza dimenticare il rapporto con gli amici e il lavoro. E Gaddi racconta di un grande alpinista italiano, rimasto nella mente e nei cuori di chi ha avuto la fortuna di percorrerci insieme un tratto di vita.

L'ultimo sogno

Fino al 2014, quando “Butch” ha inseguito il suo ultimo sogno, sul pilastro più alto della cima più alta dell’Europa continentale, ma una fatalità gli ha impedito di ritornare tra le braccia della famiglia, degli amici e delle montagne di casa.

E si può leggere delle sue grandi imprese. Per citarne qualcuna, la prima scalata invernale in solitaria della via Solleder-Lettenbauer sul Monte Civetta nel 2000, ma anche il concatenamento in giornata, sempre in solitaria, ma d’estate, delle tre seguenti vie: ancora la Solleder-Lettenbauer, la Vinatzer-Messner in Marmolada e lo spigolo Gilberti sull’Agner. Insomma, un tributo a un grande scalatore contemporaneo: ogni anno, infatti, il 14 marzo, i gruppi alpinistici più importanti del Lecchese (ma non solo) lo ricordano. Dai Gamma, a cui era legatissimo, ai Ragni, che lo hanno sempre riconosciuto come abilissimo alpinista e scalatore, ma anche tutte le altre realtà legate al mondo della montagna che non l’hanno mai dimenticato e continuano a omaggiarlo anche con serate e iniziative in suo nome.

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