- Gennaio 29, 2024
- 7:56 am
Monviso: manca la neve e diminuiscono gli stambecchi
All’ultimo censimento, realizzato nei primi giorni del 2024, gli stambecchi del parco Monviso diminuiti rispetto alla media degli ultimi anni. La causa? Secondo gli esperti è da ricercarsi nello scarso innevamento.
Rocce ormai nude e meno stambecchi nel Parco del Monviso. L’ultimo censimento annuale, condotto nei primi giorni del 2024, registra 148 esemplari, un numero inferiore rispetto alla media degli ultimi otto anni, che si attestava a circa 170 stambecchi, secondo quanto comunicato dalle autorità del Parco. Un’analisi della serie storica dal 2016, anno di istituzione dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Monviso, rivela che la popolazione media degli stambecchi era più elevata fino al picco registrato nel 2022, con almeno 207 esemplari nel Parco del Monviso.
Colpa della mancanza di neve?
Tra le possibili cause di questa contrazione, secondo gli esperti, potrebbe esserci lo scarso innevamento. Una condizione, questa, che spinge gli stambecchi a distribuirsi su aree più estese, rendendo più difficile l’osservazione da parte degli operatori durante il censimento. Nel Parco del Monviso, sono numerose le aree adatte a ospitare questi animali durante l’inverno, quando si radunano in aree relativamente limitate per l’accoppiamento. Sono almeno tre, in particolare, i grandi settori di svernamento, che facilitano l’osservazione e il monitoraggio della popolazione.
Come si effettua il monitoraggio?
Per il censimento degli stambecchi, gli operatori raggiungono i siti di osservazione nelle prime ore del mattino. Utilizzando apposite attrezzature ottiche, come binocoli con ingrandimenti 8-10x e cannocchiali che raggiungono i 60 ingrandimenti, gli esperti individuano e classificano gli animali, suddividendoli in diverse categorie in base al sesso e all’età.
Il protocollo di monitoraggio viene attuato da oltre dieci anni nelle valli Varaita, Pellice, Germanasca, Chisone e Troncea, grazie all’operato dei rispettivi Comprensori Alpini e dell’Ente Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie. Per questo, per ottenere una comprensione più approfondita del fenomeno, verranno condivisi i dati dei parchi limitrofi.