Montagna: un ministero è necessario? Per Musumeci la risposta è no

“Il futuro dell’Italia si gioca sul Mar Mediterraneo, non c’è bisogno di un dicastero per il montagna” ha dichiarato Nello Musumeci, ministro della Protezione Civile e del Mare. Il commento di Agostino Da Polenza.

Nello Musumeci. Foto Wikimedia Commons
Nello Musumeci. Foto Wikimedia Commons

Improbabile che la quota possa aver influenzato il dire del Ministro Musumeci, a Courmayeur per un convegno sui cambiamenti climatici: “Il futuro dell’Italia si gioca sul Mar Mediterraneo, non c’è bisogno di un dicastero delle montagne. È pur vero che Musumeci ha governato una regione insulare con l’Etna che troneggia con i suoi 3357 metri sopra Catania e che le guide vulcanologiche son cosa seria. Ma lanciarsi in piena stagione estiva, con il Monte Bianco che ti tiene d’occhio, in affermazioni mediterraneo-centriche e un po’ scioviniste, è stato un azzardo, anche politico, speriamo involontario.

Per “Proteggere l’Italia dalla Crisi Climatica” (di certo il ministro Musumeci sa che l’Italia è per metà montagna, così come quasi un terzo degli italiani che ci vivono), i montanari sanno che mica bisogna guardare solo al mare, che è piatto anche se talvolta, certo, si incazza, ma anche alle montagne che stanno sopra il mare e le pianure (Ischia docet). Ma questo è un esempio fin troppo facile, ancorché drammatico. Ce ne sono a migliaia d’altri esempi e casi che riguardano le aree interne, così i burocrati definiscono le montagne, Alpi e Appennini, isole comprese.

Basterebbe poi leggersi con attenzione l’Atlante dei Dati Ambientali 2023, pubblicato dall’ISPRA (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) per capire e sapere che i territori montani sono cruciali nel contrasto e nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Del resto l’acqua, che non è solo nel Mediterraneo, dalle montagne scende a valle e spesso (anche qui l’esempio dell’Emilia Romagna viene purtroppo facile) uccide e distrugge. Ma siamo proprio sicuri che il ministro della Protezione Civile, ai piedi del Monte Bianco dovesse dire quel che ha detto e anche quel che ha fatto intendere con l’elegante tentativo finale d’arruffianarsi “le donne e gli uomini delle montagne”.

Perché magari, come dice un antico detto delle mie parti “saremo anche venuti giù con la piena” ma non siamo così stupidi da pensare che ci sia l’ambizione o la necessità di un Ministero delle Montagne. C’è già quello del Mare di ministro, con anche la Protezione Civile, e questo pensiamo basti, soprattutto per mantenere quest’ultima attiva e forte com’è.

 

Sarebbe poi interessante saper come il ministro Calderoli ha reagito alle opinioni del collega. Lui che per davvero ha competenza di Montagne e sta scrivendo una nuova legge per loro. Spero, da montanaro e con tutti i montanari che la nuova legge vada oltre l’idea dei “livelli essenziali” praticati da Calderoli per altra importante legge in itinere, ma abbia l’ambizione invece dei “livelli ottimali” dei servizi, della sicurezza e della qualità della vita in montagna, così come qualche Regione particolarmente fortunata, oltre che autonoma, riesce a garantire alla propria felice popolazione.

Se questo avvenisse, oltre che praticare come già accade la redistribuzione a pioggia dei preziosi poco più di 200 milioni annui del fondo della montagna, per i quali Calderoli si è battuto come un leone, sarebbe un risultato vero e determinate che denoterebbe l’interesse di un governo, finalmente, per le montagne, altro che Ministero delle Montagne. 

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Notifiche
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
Guarda tutti i commenti