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Le straordinarie abilità del geco nel restare aggrappato alle superfici

Il geco è una creatura affascinante  che troviamo persino nella catena montuosa dell’Atlante a oltre 3000 metri in Marocco.  Amati da biologi e ingegneri per le loro strategie di adattamento e le loro speciali zampe.

Se per caso d’estate, mentre passeggiate per i paesini di muri a secco del sud Italia, vi imbattete in quel piccolo rettile che striscia lungo le pareti, non provate a ucciderlo o cacciarlo via, perché potreste diventare voi la vittima.
Parliamo dei piccoli rettili appartenenti alla famiglia dei Gekkonidae: i gechi. Abitanti del pianeta Terra da più o meno 100 milioni di anni fa (due giorni insomma!) sono molto amati, protetti e raramente allontanati perché sono simbolo di protezione e buon auspicio e non solo in Italia ma in diverse parti del mondo.

I gechi sono animali a sangue freddo, amano le temperature tiepide e climi umidi e sbucano solitamente nelle sere d’estate.
Sono una specie sorprendente e che incuriosisce biologi, evoluzionisti, ecologi perché hanno speciali poteri di adattamento, i quali permettono loro, animali a sangue freddo di essere adatti anche ai climi freddi montani. Come riescono a sopravvivere a basse temperature?
Affascinano persino scienziati e ingegneri dei materiali perché nelle loro zampe c’è qualcosa di magico che potrebbe essere lo spunto per nuove tecnologie.

Il geco dell’Atlante, un rettile controcorrente

È molto raro avvistare un geco in montagna. Eppure, esiste una particolare specie, il geco diurno dell’Atlante (Quedenfeldtia trachyblepharus) che sfida le basse temperature e ama il freddo e con la neve non ha molti problemi. Lo troviamo sulle montagne della catena dell’Atlante a oltre 3000 m in Marocco dove si può raggiungere facilmente il congelamento. Ma com’è possibile, sono animali a sangue freddo! Nonostante manchino di quell’equilibrio interno, chiamato omeostasi, che rende possibile ai mammiferi, per esempio, come gli umani di mantenere invariati i parametri corporei come la temperatura, questi gechi mettono in atto strategie per sopravvivere a temperature sotto i 10°C.

Come fanno a non congelare?

I gechi, come tante specie appartenenti alla famiglia dei rettili, sono ectotermi, ovvero hanno la capacità di regolare la temperatura corporea tramite l’ambiente esterno. Per questo li vediamo spesso fermi crogiolarsi al sole sulle rocce, dove assorbono il calore derivante da essa e riescono a scaldarsi.
Un lavoro congiunto di un team di biologi, pubblicato sul Journal of Ecology, dell’Università canadese di Ottawa, dell’università marocchina di Cadi Ayyad e del Centre d’Études Biologiques de Chizé in Francia ha preso in esame le abitudini dei gechi dell’Atlante e ha scoperto che amano rifugiarsi di notte e vivere di giorno (per questo chiamati diurni) per riuscire a mantenere la temperatura adeguata. Inoltre, sono capaci di modificare la colorazione della pelle per assorbire maggiormente i raggi solari.

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Scalatori verticali

Quale strategia utilizzano per non cadere dalle rocce verticali? Sono stati alcuni scienziati del laboratorio del college Lewis e Clark di Portland, nel 2000 ad aver scoperto il loro segreto. È stato scoperto che le zampe dei gechi sono caratterizzate da sottili lamelle e viste al microscopio elettronico (uno strumento che permette di scendere in profondità con lo sguardo e osservare cose molto molto piccole che non vedremmo a occhio nudo) sono a loro volta costituite da piccole setole dalla punta a spatola. Questo permette loro di avere centinaia di migliaia di punti di appoggio e aumentare la forza che li tiene attaccati a rocce, muri corrugati o superfici lisce come i vetri delle finestre.

Tra le zampe e la superficie si generano particolari forze, che gli scienziati chiamano forze intermolecolari dette Forze di London. Intense al punto giusto per non farli cadere e allo stesso tempo deboli per potersi staccare facilmente e strisciare via. Quindi, nessuna ventosa, nessuna colla ma è qualcosa che avviene tra gli atomi. I veri responsabili sono gli elettroni (le particelle più piccole che costituiscono l’atomo e anche tutto ciò che ci circonda) uniti a leggi della natura che regolano le attrazioni tra le particelle atomiche.

Queste strutture vengono chiamate gerarchiche e sono oggetto di studio per i nanotecnologi (scienziati che studiano come manipolare atomi ed elettroni per creare materiali di dimensioni nanometriche) perché sono la fonte di ispirazione per creare nuovi materiali utili in svariate applicazioni. Mimando la natura del geco, diversi gruppi di ricercatori americani stanno mettendo a punto particolari “adesivi” molto resistenti che non lasciano residui con cui rivoluzionare il modo di attaccare le cose. Le applicazioni sono innumerevoli; cerotti, nastri adesivi, timbri reversibili, robot a più piedi e bende mediche come pensato dall’ MIT di Boston e fino alla realizzazione oggi in commercio di guanti per arrampicarsi come spider-man.

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