Yak: sulle Alpi scacciano i lupi, in Himalaya sono una preda

Gli yak, sulle Alpi un mezzo per proteggere il bestiame dai lupi, in Himalaya uno degli alimenti principali del grande predatore. Possibili due realtà così diverse? Ne abbiamo parlato con l’etologo Sandro Lovari.

Lo yak come mezzo di deterrenza per proteggere gli allevamenti dagli attacchi dei lupi. È il progetto di Franco Pianon, supportato da Reinhold Messner, che in Veneto, a Tambre d’Alpago, sta sperimentando questa idea. L’operazione ha il duplice obiettivo di creare un luogo di interesse turistico nella zona e di utilizzare questi capi di bestiame come strumento di dissuasione contro i lupi e proteggere le greggi. Eppure, in altre zone del mondo lo yak costituisce uno dei principali alimenti della dieta di questi predatori. Per conoscere meglio questo bovino e approfondire la questione, abbiamo parlato con Sandro Lovari, docente di Etologia, Ecologia animale e Gestione della fauna selvatica all’Università di Siena.

 

Che tipo di animale è lo yak? Perché è stato scelto proprio questo animale per allontanare i lupi?

Bisognerebbe chiederlo a Messner, perché è stato lui a sponsorizzare il loro arrivo in Italia. Sono tornato dal Tibet l’11 di agosto, sono stato lì un mese e mezzo per insegnare a studenti università cinesi a catturare lupi. Posso dire che lo yak è la seconda preda del lupo. La prima preda, che raggiunge quasi il 50% dell’alimentazione del lupo himalayano, sono dei coniglietti grandi come criceti, molto diffusi nelle praterie del Tibet. Sono abbondanti come da noi le cavallette nei mesi estivi. Tuttavia, la seconda preda, che costituisce circa il 25% dell’alimentazione, è lo yak domestico. Lo yak è sicuramente una bestia piuttosto aggressiva, ma comunque non tiene lontani i lupi.

 

Perché lo yak viene venduto come soluzione anti-lupi, in Italia? Il lupo italiano è così tanto diverso da quello himalayano?

Non sono granché diversi. Sono sì due sottospecie distinte, ma anche come dimensioni posso dire che, contrariamente a quanto si crede, il lupo tibetano è grande esattamente come i nostri lupi. Il peso oscilla a seconda del sesso e dell’età, tra i 27 e i 35 chili, né più, né meno dei nostri, che al massimo arrivano fino a 40 chili in casi eccezionali. Va anche detto, però, che nel Tibet il peso degli animali non viene quasi mai censito, disponiamo di informazioni piuttosto approssimative a riguardo. Io ne ho visti in grande abbondanza perché il Tibet è completamente privo di vegetazione arbustiva e boscosa, quindi la visibilità è eccellente. Il terreno è pianeggiante, si vedono gli animali anche a distanza e i lupi li vedevo tutti i giorni. Si comportano in modo molto simile ai nostri.

 

E allora perché in Italia vengono spacciati come guardia del bestiame questi yak, che lì vengono predati?

La stessa funzione potrebbe essere svolta da razze bovine come la vacca maremmana e altre, animali che, se il piccolo vitello emette lamenti, corrono in suo aiuto. Non sono pecore che scappano via: alcuni capi forse non intervengono, ma qualcuno più aggressivo può farlo. Questo può diminuire di un po’ la predazione da parte del lupo, ma non possono fungere da cani da guardia. In Piemonte, per tenere lontani i lupi, usano i somari, ma anche questi spesso soccombono. Va sottolineato che i lupi hanno capacità osservative e deduttive che persino alcuni umani forse non hanno. Sono animali che imparano osservando, a differenza dei cani, che lo fanno in modo più irregolare. I lupi e i coyote nordamericani sono, observation learner, imparano osservando. Una volta che hanno osservato il comportamento dello yak, trovano il modo poi per soverchiarlo. Sono dinamiche più diffuse tra carnivori sociali, come le iene, i licaoni e tanti altri. Cacciano in gruppo: uno attira l’attenzione mentre l’altro si avvicina all’animale designato e lo uccide. Non è facile difendersi dal lupo. La lotta biologica contro di lui è destinata a non essere molto efficace: può diminuire un po’ il problema, ma non lo elimina. Anche una forte densità di ungulati selvatici può contribuire a diminuire la predazione.

 

Quindi come dobbiamo leggere questa operazione? Nel breve periodo potrebbe essere funzionale, ma, a causa del comportamento del lupo, mi pare di capire che in realtà non cambi granché le cose.

Non esistono metodi univoci che annullino l’attrazione del lupo verso il bestiame. Ci sono una serie di meccanismi che possono diminuire la predazione, misure preventive. Usarne una sola di solito non funziona. Se il branco di pecore o altri animali domestici è completamente privo di qualsiasi forma di protezione, il danno è destinato a essere alto. Se vengono aggiunti cani al gruppo, si riduce un po’ la predazione. Se è presente anche un pastore, si diminuisce ulteriormente la predazione. Insomma, si può limitare il danno, ma nessuna contromisura è efficace al cento per cento. Il lupo è un animale iconico, che muove l’emotività in senso positivo o negativo a seconda se si parla di animalisti, allevatori o cacciatori. Con tutta una fase intermedia, è un animale che costituisce un grande guadagno in termini di ricchezza della diversità biologica locale. Come ha scritto il biologo Luigi Boitani, il lupo sa benissimo come adattarsi a convivere con l’uomo, è l’uomo che deve abituarsi a convivere con il lupo.

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