La Cina chiude lo Shisha Pangma dopo la morte di 4 alpinisti. Fine spedizione per Vielmo e Valentini

Dopo la tragedia che ha visto due alpiniste statunitensi e due guide Sherpa morire a causa di due valanghe, la Cina ha deciso di chiudere tutte le spedizioni allo Shisha Pangma

Shisha Pangma. Foto Wikimedia commons
Shisha Pangma. Foto Wikimedia commons

La Cina ha deciso di chiudere tutte le spedizioni allo Shisha Pangma per le “condizoni della neve non sicure”, dopo che due valanghe hanno ucciso sabato le statunitensi Anna Gutu e Gina Marie Rzucidlo insieme alle guide Mingmar Sherpa e Tenjen “Lama” Sherpa durante il tentativo di vetta.

Come è successo nel 2018 con la scomparsa di Boyan Petrov sulla montagna, il governo cinese ha chiuso la spedizione – conferma Francesca, la moglie di Mario Vielmo-. Ieri sono stati smontati i campi e domani (oggi, ndr) Mario e Sebastiano tornano verso Tingri. Inutile dire che il morale è a terra per tutto quello che è successo”.

Chiuse le operazioni di soccorso

Le operazioni di soccorso, dopo che anche Karma Tenjen è stato fatto scendere al campo base, sono concluse sul più piccolo degli 8000.

I corpi di Gutu e Mingmar sono stati ritrovati, mentre Rzucidlo e Tenjen Lama sono stati dichiarati morti dalle autorità cinesi.

Rassicurano le condizioni di Mingma G. Sherpa, manager della Imagine Nepal e tra i nepalesi che hanno salito per primi il K2 in inverno: secondo quanto riporta Stefan Nestler sul suo blog, l’alpinista è caduto per circa 150 metri ed è rimasto ferito alla testa, alle spalle e alle ginocchia mentre stava soccorrendo i travolti dalle valanghe. Da quello che lo stesso riferisce, è però riuscito a scendere in autonomia. Al momento è in direzione del confine nepalese per poi essere trasferito a Kathmandu in ospedale. È invece già tornato in Nepal Kami Rita Sherpa, anche lui rimasto ferito.

Poca prudenza? Aperto il dibattito nella comunità alpinistica

Sono in molti in queste ore a domandarsi se sullo Shisha Pangma si stesse correndo un rischio troppo alto, incapaci di voltare le spalle al record, oramai vicinissimo, di diventare la prima statunitense a salire tutti i 14 Ottomila.

Come sottolinea lo stesso Nester, fa riflettere il fatto che dopo la prima valanga che ha ucciso Anna Gutu e Mingmar Sherpa, Gina Marie Rzucidlo e Tenjen Lama non hanno valutato opportuno tornare indietro, ma hanno deciso di continuare a salire. Le condizioni della montagna, come abbiamo già detto nel precedente articolo, non erano buone: il cielo era terso, ma c’era la neve fresca dei giorni precedenti, vento molto forte in quota e freddo intenso. Una combinazione di fattori che farebbe stare quantomeno all’erta per il rischio valanghe. Sul punto nessuna agenzia ha finora commentato.

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