- Ottobre 10, 2023
- 10:00 am
La Cina chiude lo Shisha Pangma dopo la morte di 4 alpinisti. Fine spedizione per Vielmo e Valentini
Dopo la tragedia che ha visto due alpiniste statunitensi e due guide Sherpa morire a causa di due valanghe, la Cina ha deciso di chiudere tutte le spedizioni allo Shisha Pangma
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La Cina ha deciso di chiudere tutte le spedizioni allo Shisha Pangma per le “condizoni della neve non sicure”, dopo che due valanghe hanno ucciso sabato le statunitensi Anna Gutu e Gina Marie Rzucidlo insieme alle guide Mingmar Sherpa e Tenjen “Lama” Sherpa durante il tentativo di vetta.
“Come è successo nel 2018 con la scomparsa di Boyan Petrov sulla montagna, il governo cinese ha chiuso la spedizione – conferma Francesca, la moglie di Mario Vielmo-. Ieri sono stati smontati i campi e domani (oggi, ndr) Mario e Sebastiano tornano verso Tingri. Inutile dire che il morale è a terra per tutto quello che è successo”.
Chiuse le operazioni di soccorso
Le operazioni di soccorso, dopo che anche Karma Tenjen è stato fatto scendere al campo base, sono concluse sul più piccolo degli 8000.
I corpi di Gutu e Mingmar sono stati ritrovati, mentre Rzucidlo e Tenjen Lama sono stati dichiarati morti dalle autorità cinesi.
Rassicurano le condizioni di Mingma G. Sherpa, manager della Imagine Nepal e tra i nepalesi che hanno salito per primi il K2 in inverno: secondo quanto riporta Stefan Nestler sul suo blog, l’alpinista è caduto per circa 150 metri ed è rimasto ferito alla testa, alle spalle e alle ginocchia mentre stava soccorrendo i travolti dalle valanghe. Da quello che lo stesso riferisce, è però riuscito a scendere in autonomia. Al momento è in direzione del confine nepalese per poi essere trasferito a Kathmandu in ospedale. È invece già tornato in Nepal Kami Rita Sherpa, anche lui rimasto ferito.
Poca prudenza? Aperto il dibattito nella comunità alpinistica
Sono in molti in queste ore a domandarsi se sullo Shisha Pangma si stesse correndo un rischio troppo alto, incapaci di voltare le spalle al record, oramai vicinissimo, di diventare la prima statunitense a salire tutti i 14 Ottomila.
Come sottolinea lo stesso Nester, fa riflettere il fatto che dopo la prima valanga che ha ucciso Anna Gutu e Mingmar Sherpa, Gina Marie Rzucidlo e Tenjen Lama non hanno valutato opportuno tornare indietro, ma hanno deciso di continuare a salire. Le condizioni della montagna, come abbiamo già detto nel precedente articolo, non erano buone: il cielo era terso, ma c’era la neve fresca dei giorni precedenti, vento molto forte in quota e freddo intenso. Una combinazione di fattori che farebbe stare quantomeno all’erta per il rischio valanghe. Sul punto nessuna agenzia ha finora commentato.
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