Inverno e Himalaya? Un dolce paradosso. L’editoriale di Agostino Da Polenza

Inverno meteorologico o astronomico? Ne parla oggi Agostino Da Polenza nel suo editoriale, una riflessione “con in mano una tazza di caffè” su quell’alpinismo che oggi riempie le pagine di cronaca specializzata.

Questa della “invernali” in Himalaya , al di la che l’argomento  interessi  forse un centinaio di persone sfegatate nel mondo, francamente dimostra quanto l’alpinismo non sia una cosa seria. Con tutto il rispetto per la scia di morti che negli anni ha lasciato sul terreno. Una piccola guerra; questa si per il “nulla”.

Che due alpinisti di primissimo piano, e pure “maturi”, come Alex Txikon e Denis Urubko, si triturino il cervello e speriamo solo quello, per definire, decifrare, vaticinare sull’inizio o la fine dell’inverno, non è patetico è tenero. Denota la regressione mentale allo stato di grazia neonatale alla quale gli alpinisti si lasciano andare quando discutono di alpinismo. Teneri e innocenti.

Denis il saggio, sostiene che l’inverno inizia il primo dicembre; in Russia quando lui era giovane certamente, poi termina a fine febbraio con i primissimi tepori, i tetti che sgocciolano e i bucaneve che sbocciano. Negli ultimi anni forse andrebbe fatto partire il primo gennaio, a Natale c’era un tepore primaverile in quota. Denis è ora al Gasherbrum I, che venne salito il 9 marzo 2012 da Adam Bielecki e Janusz Golab, fuori tempo massimo secondo Urubko. Quindi lui può ancora ambire a fare la prima invernale. Bello, ammesso che interessi a qualcuno al di fuori della stratta cerchia dei parenti e amici di Denis. A me però interessa, è comunque una gran cosa alpinistica.

Txikon, gran frequentatore degli inverni più freddi sugli Ottomila (amico e competitor del nostro Simone Moro), è all’Annapurna I con la sua banda di fedeli e tosti sherpa. Per il puro piacere di stare al gelo, di salire un Ottomila bello e storico, per la via che vide nel 1950 Herzog e Lachenal, salire il primo Ottomila nella storia umana.

E intanto se la contano e ragionano, e ci fanno ragionare se siano meglio le stagioni astronomiche, che si basano su equinozi e solstizi, oppure quelle meteorologiche. Un po’ come dire se sia meglio il panettone o il pandoro. Sì, perché l’alpinismo rifiuta tutte le regole, anche queste stagionali, e dunque ognuno fa felicemente e candidamente quel che gli pare. Se la canta e conta come meglio vuole e gli vien comodo. A me questa cosa non m’è mai piaciuta, preferivo regole prestabilite e note, come per lo sport. O Dio mio cos’ho scritto… parola torna indietro. Buon anno.

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