Gasherbrum I, svelato l’obiettivo invernale di Denis Urubko

Nuova spedizione invernale per Denis Urubko, l’alpinista nato in ex Unione Sovietica e polacco d’adozione ha annunciato di essere in partenza per il Gasherbrum I.

Si preannuncia un inverno interessante quello che sta per iniziare sulle più alte montagne della Terra. Oltre alla spedizione di Alex Txikon, diretta all’Annapurna, ha da poco annunciato la sua partenza anche il polacco d’adozione Denis Urubko.

È il Gasherbrum I (8080 m) la meta scelta da Urubko per la stagione invernale 2023/2024, anche se per ora non ha fornito ulteriori dettagli in merito alla sua prossima spedizione. Non sappiamo, a esempio, se ha in programma di coinvolgere altri scalatori o se immagina un tentativo solitario. Fattore quest’ultimo da non dare per scontato, vista la storia recente di Urubko sugli Ottomila, soprattutto nella stagione invernale. Nel febbraio 2018 sul K2, disobbedendo agli ordini del suo capo spedizione, decise di fare tentativo solitario, arrestatosi poi a circa 7600 metri di quota. Non si possono scartare ipotesi quando si parla di Denis Urubko.

Denis Urubko

Una macchina da guerra dell’himalaysmo, come poterlo definire in modo diverso? Quindicesimo uomo al mondo ad aver completato la salita dei 14 Ottomila, nono ad esserci riuscito senza utilizzare bombole d’ossigeno. Ama stare ad altissima quota, come dimostra la sua continua ricerca di progetti da compiere su quelle montagne dove l’aria è rarefatta e la fatica raggiunge l’estremo.

A differenza di molti altri colleghi, che dopo aver completato la salita dei 14 Ottomila si sono ritirati dall’himalaysmo, Urubko ha trovato nell’altissima quota una nuova motivazione, iniziando a cercare percorsi nuovi e condizioni inesplorate. All’attivo ha due prime invernali, entrambe realizzate insieme a Simone Moro, ma anche cinque nuove vie. Nato nell’ex Unione Sovietica Denis Urubko conserva una passione fuori dal comune, unitamente a un livello tecnico altissimo. Con un fisico temprato nella steppa russa ha dimostrato di saper resistere a condizioni ai limiti dell’estremo, non solo sul K2 invernale con il suo tentativo solitario, ma anche nel corso di missioni di salvataggio dove si è spinto più che in qualsiasi altra salita. Ne è un chiaro esempio quanto fatto nella stagione 2018 sul Nanga Parbat invernale quando, insieme ad Adam Bielecki, scala il muro Kinshofer (una delle porzioni più difficili della via Kinshofer alla nona montagna della Terra) di notte e con una meteo pessima. Senza soluzione di continuità lui e il suo compagno superano un dislivello di oltre mille metri a quote improbabili nel giro di una manciata di ore, fino a raggiungere Elisabeth Revol, alpinista francese in difficoltà dopo aver realizzato la prima invernale alla montagna per una via nuova in cordata con il polacco Tomek Mackiewicz, purtroppo morto durante la discesa.

Il Gasherbrum I

Localizzato alla testata del ghiacciaio Baltoro, non molto distante dal K2, il Gasherbrum I vede la sua prima salita invernale in tempi relativamente recenti. Bisogna infatti aspettare fino al marzo 2012 perché una spedizione riesca a violarla. A riuscirci i polacchi Adam Bielecki e Janusz Golab, seguendo la via dei primi salitori sul versante nord-ovest della montagna. Un successo che arriva nello stile polacco: grazie a una determinazione di ferro. Ormai a fine inverno molte spedizioni avrebbero rinunciato alla salita. Loro invece decisero di attendere un’ultima probabile finestra, talmente breve da dover iniziare la salita verso l’alto con gli ultimi strascichi di perturbazione, per poi poter attaccare la vetta con il cielo limpido.

Il 9 marzo, il giorno decisivo, i due partirono da campo 3, a circa 7000 metri di quota. Da qui iniziarono la loro lunga marcia verso l’alto, con una temperatura di circa -35 gradi. Senza bombole d’ossigeno e con la borraccia completamente gelata, la salita fu uno strazio. Un passo dopo l’altro, lentissimi, pensando solo a metterne davanti un altro. Così fino alla cima, che raggiunsero alle 8.30 locali. Giusto il tempo di una foto e poi giù, dove l’ossigeno è più abbondante.

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