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- Settembre 1, 2023
- 2:49 pm
Il mal di montagna, cos’è e come si previene
Il mal di montagna si manifesta con l’esposizione alla quota, in modi e forme diverse, e può essere favorito da diversi fattori. Con la dottoressa Annalisa Cogo indaghiamo l’origine di questa patologia, come riconoscerne i sintomi, come prevenirla ed eventualmente curarla.
Il mal di montagna è una patologia che può comparire in soggetti normalmente residenti a livello del mare quando si trovano in un ambiente con meno ossigeno. In generale è dovuto a una esposizione troppo rapida alla quota.
Si può manifestare in forma lieve, definita Mal di Montagna Acuto (AMS, l’acronimo anglosassone più utilizzato) o in due forme gravi, l’edema polmonare d’alta quota e l’edema cerebrale d’alta quota.
Come si manifesta il mal di montagna
Il Mal di Montagna viene definito come presenza di cefalea, in un soggetto non acclimatato da poco arrivato sopra i 2500 metri. Alla cefalea, sintomo imprescindibile, si possono combinare altri sintomi quali insonnia, faticabilità eccessiva, inappetenza, nausea, vertigini, senso di “testa vuota”. I sintomi raramente compaiono a quote inferiori ai 2000 metri e si sviluppano tipicamente tra le 6 e le 10 ore dall’arrivo, anche se talvolta possono comparire quasi subito.
La frase anglosassone “too high, too fast”, troppo in alto e troppo in fretta ben definisce la situazione. È necessario dare al nostro organismo il tempo di adattarsi. Esiste comunque una suscettibilità individuale per cui ci sono soggetti che accusano i primi sintomi già a 2500 metri e ci sono soggetti che non sviluppano la patologia anche a quote molto più elevate.
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Quali sono i fattori di rischio
Esistono inoltre dei fattori di rischio che possono aumentare la possibilità di sviluppare la patologia: innanzitutto dobbiamo considerare l’altitudine raggiunta, l’altitudine alla quale trascorriamo la notte e la rapidità della salita; poi il fatto di risiedere abitualmente ad un’altitudine inferiore ai 1000 metri o avere in precedenza sofferto della patologia: questo è il segnale della nostra suscettibilità alla patologia e deve farci aumentare le strategie di prevenzione.
Come prevenire il mal di montagna?
La migliore strategia per prevenire il mal di montagna è una salita lenta che consente all’organismo di acclimatarsi. Per salita lenta non si intende la rapidità del passo durante il trekking o l’escursione, ma significa non mettere eccessivo dislivello tra una notte e l’altra. Sopra i 2500 metri il dislivello tra una notte e la successiva non dovrebbe superare i 600 metri. Per ogni aumento superiore bisognerebbe fermarsi 1 giorno.
Ad esempio, se si prevedesse di trascorrere la notte a quote maggiori di 3000 metri è importante programmare l’avvicinamento il più possibile a piedi oppure seguire specifiche profilassi mediche (sempre previo consulto con il proprio medico curante). Importante è anche non bere alcolici e non assumere sonniferi. Se compaiono sintomi è bene fermarsi e, se non passano col riposo e un analgesico, bisogna scendere.
La regola generale, quindi, è quella di salire lentamente, evitando sforzi intensi, mantenendo una buona idratazione e proteggendosi dal freddo. Un’altra strategia preventiva per il mal di montagna è la cosiddetta pre-esposizione che consiste nel soggiornare per almeno 5-6 giorni ad un’altitudine superiore ai 2500-3000 metri nei due mesi precedenti il trekking. Si possono anche utilizzare due o tre week-end durante i quali salire a un rifugio in quota per trascorrere la notte. La combinazione di salita lenta e pre-esposizione riduce del 50% la comparsa del mal di montagna.
Quando non si riesce a programmare la salita lenta e si raggiunge l’alta quota rapidamente, ad esempio in aereo, prevedendo anche di pernottare, è possibile pensare a una profilassi farmacologica ricordando la regola fondamentale di consultarsi col proprio medico curante.
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Cosa fare in caso di mal di montagna?
Ma cosa dobbiamo fare se, nonostante tutti gli accorgimenti, incorriamo nel mal di montagna? Bisogna scendere di almeno 500 metri oppure fermarsi e assumere un analgesico. Se i sintomi persistono, bisogna assolutamente scendere.
Solo un cenno alla due forme gravi del mal di montagna: l’edema polmonare e l’edema cerebrale d’alta quota, dovuti alla comparsa di liquido negli alveoli polmonari, in un caso, o nell’encefalo, nell’altro. L’edema polmonare è caratterizzato da una grave mancanza di fiato anche a riposo mentre l’edema cerebrale ha come sintomo principale la cefalea resistente agli analgesici, spesso associata a vomito. Ambedue le forme si sviluppano in genere oltre i 4000 metri e richiedono immediata discesa accompagnata dalla somministrazione di ossigeno e da interventi medici.
Le 3 regole dell’Himalayan Rescue Association
- Se in quota non stai bene, i tuoi sintomi sono dovuti all’altitudine, a meno che non si provi il contrario;
- Se presenti sintomi di mal di montagna, non continuare la salita;
- Se hai sintomi gravi e non riesci a camminare seguendo una linea diritta, scendi immediatamente.