Dhaulagiri, chiuse le ricerche di Nadya Oleneva. Il corpo rimarrà sulla montagna

Un incidente ha tolto la vita all’alpinista russa Nadya Oleneva, impegnata nella salita del Dhaulagiri con i compagni Roman Abildaev e Rasim Kashapov. Individuato, non è stato possibile recuperare il corpo.

L’alpinista russa Nadezhda (Nadya) Oleneva, componente della spedizione al Dhaulagiri per celebrare i 100 anni dalla nascita dell’alpinismo russo, si trovava insieme ai compagni Roman Abildaev e Rasim Kashapov, quando una scivolata fatale se l’è portata via. Il corpo, localizzato grazie agli elicotteri, rimarrà per sempre sulla montagna. Dopo diversi infruttuosi tentativi di recupero, a causa del maltempo e della pericolosità dell’area di intervento, le operazioni di ricerca sono state chiuse.

38 anni, istruttrice di alpinismo. Esperta alpinista, fortissima scalatrice di big wall. Il suo percorso alpinistico è costellato di ascensioni tecniche e impegnative. Due volte nominata ai Piolet d’Or, vincitrice del Grit&Rock 2021.

L'incidente

Nadya e i suoi compagni stavano tentando la salita del Dhaulagiri senza portatori d’alta quota e senza utilizzo di bombole d’ossigeno. L’incidente è avvenuto sabato 15 ottobre, durante la salita da campo 1 a campo2, a oltre 6600 metri di quota. Il primo a raggiungerlo è stato Abildaev, seguito pochi minuti dopo da Kashapov. I due hanno impiegato circa 4 ore per compiere la salita. Quindi si sono sistemati nella tenda e hanno iniziato ad attendere la loro compagna, che però non arrivava.

Compreso che era accaduto qualcosa, i due hanno deciso di andarle incontro. Ma, durante la discesa, l’unica traccia della trentottenne è stato un bastoncino e delle tracce di scivolamento. Abildaev e Kashapov decidono così di seguirle per circa 200 metri, fino dove possibile muoversi in sicurezza. Oltre li aspettavano una serie di pericolosi seracchi. Capito quel che era successo e impossibilitati a intervenire, anche a causa del sopraggiungere del maltempo, sono tornati sui loro passi e hanno raggiunto il campo base, dove hanno lanciato l’allarme.

Immediata l’attivazione dei soccorsi, che già nella giornata di domenica 15 ottobre ha visto il primo sorvolo in elicottero. Volo che ha permesso di individuare la posizione del corpo senza vita della scalatrice.

Il tentativo di recupero

Individuato il corpo di Nadya, il presidente della FAR Alexey Slotyuk, l’addetto stampa dell’ambasciata russa in Nepal Nikolay Kapustin, Alexander Abramov e Mingmu Sherpa dell’agenzia che ha organizzato la spedizione, si sono adoperati per organizzare il recupero della salma. Per questo nella giornata di lunedì 16 ottobre un elicottero con personale qualificato ha raggiunto Pokhara ed è rimasto in attesa di un buona finestra meteo in cui intervenire.

Il tentativo è stato effettuato martedì 17 ottobre, con a bordo Roman Abildaev, in una giornata davvero complessa a livello meteorologico. Nonostante la copertura nuvolosa il pilota è riuscito a raggiungere l’area del ritrovamento, ma a nulla è servito. “Le nevicate del giorno prima, le valanghe e le grandi masse nevose scese dall’alto avevano già coperto la zona, tanto da cambiare l’orografia del terreno, e non è più stato possibile trovarla. Così scrive una nota della Federazione Russa di Alpinismo. Da qui la decisione di sospendere le ricerche. “Per l’intera comunità alpinistica russa questa perdita è una grande tragedia. Negli ultimi tre giorni molti amici, colleghi, partner e allievi di Nadia hanno seguito gli eventi sul Dhaulagiri. Ora è impossibile esprimere a parole la gravità di quanto è accaduto”.

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