Crediti immagine: Björn S

Crollo nel massiccio del Fluchthorn: un segnale preoccupante del disgelo del permafrost

Circa 100.000 metri cubi di roccia franano nel massiccio del Fluchthorn, sollevando dubbi sulle conseguenze del disgelo del permafrost nelle Alpi austriache.

Nel cuore delle Alpi austriache, l’11 giugno scorso, un suono cupo e profondo ha sconvolto il massiccio del Fluchthorn, montagna tirolese al confine con la Svizzera. Circa 100mila metri cubi di roccia si sono staccati dal fianco della montagna, facendo scomparire completamente la cima, che si ergeva a un’altitudine di 3300 metri. Questo crollo ha suscitato preoccupazione riguardo alle conseguenze del disgelo del permafrost sulle montagne alpine.

La forza dell’evento è stata tale da causare la scomparsa di circa 100 metri di terreno verticale, generando una nuvola di polvere e detriti che si è diffusa per diversi chilometri. I detriti trascinati dal movimento franoso hanno raggiunto anche il ghiacciaio Fluchthorn e il vicino rifugio Jamtal.

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Le cause del crollo

Secondo gli esperti, tra cui il glaciologo Melaine Le Roy, il distacco della massa rocciosa è probabilmente collegato al disgelo del permafrost. Le temperature in aumento hanno accelerato lo scioglimento del terreno precedentemente congelato, riducendo la coesione tra le rocce e provocando il crollo. Patrick Schöpfer, membro del soccorso alpino di Galtür, concorda con questa teoria, sottolineando come il rapido scioglimento della neve, favorito dalle temperature record, abbia probabilmente contribuito all’evento.

Questo incidente non è un caso isolato, rientra nella serie di crolli e frane che si sono verificati negli ultimi anni nelle Alpi e in altre catene montuose in tutto il mondo. Un segnale che pone l’attenzione sull’impatto del cambiamento climatico sulle montagne. In particolare il disgelo del permafrost, che rappresenta una minaccia crescente per la stabilità delle montagne alpine.

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