Cosa fare e non fare in caso di valanga

Come ci si comporta in caso di valanga? Quali sono le tecniche di autosoccorso? Come si procede alla ricerca del travolto e all’invio dei soccorsi? Vediamolo insieme.

Come ci si comporta in caso di valanga? Quali sono le tecniche di autosoccorso? Come si procede alla ricerca del travolto e all’invio dei soccorsi? Vediamolo insieme.

Nel caso in cui tutte le precauzioni prese non siano state sufficienti e il nostro gruppo si ritrovi coinvolto in una valanga – o se assistiamo a un coinvolgimento pur non essendo stati toccati – è importante saper già cosa fare. L’autosoccorso è e dev’essere il primo soccorso: questo perché entro i primi 15 minuti dal seppellimento le probabilità di trovare soggetti in vita sono del 93% – su 100 travolti 7 non sopravvivono a causa delle lesioni mortali subite -, mentre tra i 15 e i 45 minuti si osserva un forte calo delle probabilità di sopravvivenza, che passano dal 93% al 25% circa. Quindi, se stavate pensando “se qualcuno rimane coinvolto in una valanga mi limito a chiamare i soccorsi”, ho cattive notizie per voi: non basta una telefonata, bisogna mettersi in gioco in prima persona. È fondamentale essere preparati sulle tecniche di autosoccorso e ricerca, in modo da riuscire a essere davvero d’aiuto anche nei momenti concitati ed emotivamente difficili che seguono un incidente.

Come reagire al momento del distacco?

Per chi viene coinvolto, bisogna cercare una via di fuga, ma nel caso non fosse possibile è meglio lasciare i bastoncini da sci – che potrebbero trascinarci in profondità -, attivare l’airbag se disponibile, coprirsi il viso con le mani per proteggere le vie respiratorie. Chi non è coinvolto, invece, deve osservare con attenzione e ricordare quanti soggetti sono stati interessati dalla valanga e in che punto sono scomparsi sotto la neve – per poter escludere l’area a monte e velocizzare la ricerca. Deve lanciare l’allarme e avviare le operazioni di soccorso, ma solo dopo essersi messo in sicurezza tenendo conto di possibili distacchi successivi.

I minuti successivi al distacco

Se sono presenti più persone la più esperta coordinerà le operazioni e si occuperà di telefonare al 112, se siamo soli dovremo cercare di essere ancora più efficienti e rapidi – mai affidarsi comunque soltanto al fai-da-te o avvisare i soccorsi solo alla fine. Chi si occupa della ricerca deve cambiare la modalità del proprio A.R.T.VA (Apparecchio di Ricerca Travolti in Valanga) da trasmissione a ricezione ed eventuali altre persone dovranno fare lo stesso, oppure metterlo in stand-by o spegnerlo se sono di supporto con altre attività – altrimenti potrebbero esserci interferenze. La scelta dipende dalla presenza o meno di un effettivo rischio di valanghe secondarie: di solito è improbabile che se ne verifichi una immediatamente dopo il primo distacco, ma, se non è possibile escludere tale eventualità, gli A.R.T.VA del gruppo di supporto devono essere messi in modalità stand-by o ricerca. Nel caso di un seppellimento, i dispositivi moderni passano automaticamente dalla modalità stand-by a quella di trasmissione dopo 1 minuto e mezzo o 2 minuti.

La ricerca del travolto

Se si è in gruppo ci si muove su percorsi paralleli, se si è da soli si procede a serpentina o zig-zag, con corridoi di circa 20 metri di larghezza e ci si sposta a una velocità non eccessiva, poco più di un metro al secondo. È importantissimo guardarsi intorno e ascoltare, soprattutto quando lo strumento non ha ancora agganciato il segnale. Se in questa prima fase dovessimo rinvenire un reperto, verifichiamolo: se si tratta di un bastoncino, controlliamo che non sia ancora fissato al polso del proprietario. Quando l’A.R.T.VA aggancia il segnale inizia la seconda fase e cambiamo procedura: rallentiamo – meno di un metro al secondo -, cerchiamo di tenere il display più fermo possibile, guardiamo da un lato, controlliamo il display e seguiamo le sue indicazioni, esaminiamo l’altro lato. In questo stadio, se c’è un reperto ed è nelle vicinanze lo consideriamo come prima, altrimenti diamo la priorità al segnale A.R.T.VA. Raggiunti i 10 metri di distanza si accorcia ancora il passo, fino a mettersi carponi negli ultimi 5 metri – per avvicinarsi alla neve e distribuire il proprio peso per non schiacciare la sacca d’aria del sepolto. Per la ricerca di precisione (terza fase) si fa scorrere l’A.R.T.VA – tenendolo fermo, è fondamentale non cambiare il suo orientamento a questo punto – avvicinandosi il più possibile alla superficie della neve, muovendosi a una velocità di 25-30 centimetri al secondo. Si scorre lungo una direzione fino a individuare la minima distanza indicata, a quel punto ci si muove perpendicolarmente, facendo una “croce”, e rintracciando il punto della superficie più vicino al sepolto. Ora si passa alla quarta fase, l’utilizzo della sonda, e in seguito della pala.

La sonda e la pala

Una volta trovato il punto di massima ricezione lo si segna sulla neve in modo ben visibile, si monta la sonda e la si utilizza perpendicolare al terreno, non verticale, per evitare di rompere l’eventuale sacca d’aria di chi stiamo cercando e perché lo strumento segnala la distanza minore proprio perpendicolare alla superficie. Le sondate devono seguire uno schema a maglie di circa 25 centimetri: dopo aver controllato il punto di massima ricezione si va sopra, sotto, a sinistra, a destra, e poi si esaminano gli angoli. Individuato il corpo, è il momento di scavare: è in questi momenti che si capisce l’importanza di una pala non in plastica e con il manico allungabile, anche perché si tratta dell’operazione più lunga. È essenziale cercare di raggiungere tempestivamente le vie respiratorie della persona sepolta e liberarle senza schiacciarla. Si consiglia di iniziare a scavare lateralmente, in discesa, mantenendo una distanza di circa 1,5 volte la profondità di seppellimento. Questo processo crea una rampa che facilita le operazioni di primo soccorso, riducendo al minimo i movimenti dell’individuo sepolto. Quando si entra in contatto con il corpo, è fondamentale determinare la posizione della testa per liberarla per prima, procedendo con cautela nell’uso della pala e, alla fine, anche delle mani.

Il recupero del travolto

Se la vittima è cosciente, può fornire informazioni sul proprio stato di salute e sulla possibile presenza di altri soggetti sepolti, nel caso in cui non si abbia assistito alla valanga. Se la vittima è priva di coscienza, è necessario controllare le vie respiratorie, rimuovendo eventuale neve dalla bocca. Successivamente, si deve verificare la presenza di respirazione: se si avvertono almeno due respiri regolari entro 10 secondi, la persona può essere posta in posizione di sicurezza in attesa dei soccorsi. In caso contrario, è necessario avviare immediatamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare, continuando fino all’arrivo dei soccorsi o fino a quando si è esausti.

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