Convivenza uomo, lupo e bestiame: successo per il progetto PAN

22 mesi senza predazioni. È questo l’esito del Progetto Allevatori Natura (PAN) avviato nel 2020 dal Centro Studi per l’Ecologia e la Biodiversità degli Appennini.

Ventidue mesi senza predazioni dimostrano che la convivenza tra l’uomo e le specie selvatiche è possibile. È quanto emerge dal quadriennio di studio e ricerca del Progetto Allevatori Natura (PAN), avviato nel 2020 dal Centro Studi per l’Ecologia e la Biodiversità degli Appennini (CSEBA), che ha fornito risultati positivi soprattutto rispetto ai fenomeni di predazione nei confronti degli allevamenti. L’iniziativa, svolta in collaborazione con un’azienda agro-zootecnica, è stata strutturata in tre fasi, coprendo un ampio arco temporale per consentire un approfondito esame delle dinamiche coinvolte.

22 mesi senza predazioni

La prima fase, protrattasi per due anni (dal 2020 al 2021), ha visto una dettagliata analisi della situazione. Successivamente, un anno di monitoraggio (nel 2022) è stato dedicato a valutare l’efficacia di eventuali cambiamenti o misure implementate. Infine, la terza fase, durata un anno (nel 2023), si è concentrata sullo studio delle dinamiche tra predatore e preda nell’area di interesse.

Nel corso di questi quattro anni, sono stati raccolti dati scientifici di fondamentale importanza, anche grazie al coinvolgimento attivo dell’allevatore interessato e al mantenimento di un costante e continuativo rapporto con il team di ricerca. Un approccio, questo, che ha contribuito a consolidare la collaborazione e a ottenere risultati concreti, dimostrando la validità del processo.

Il risultato più rilevante ottenuto dal progetto PAN è stato il raggiungimento di un periodo di 22 mesi senza predazioni, a dimostrazione del successo della metodologia sperimentale adottata. Questo approccio multidisciplinare è stato applicato nella Riserva Naturale Regionale Oasi Wwf Calanchi di Atri, in collaborazione con l’allevatore e la Riserva stessa, rivelatasi particolarmente attenta alle problematiche del caso.

Rapporto tra allevatore e predatori

Il progetto è stata occasione di arricchimento reciproco. L’allevatore coinvolto ha tratto vantaggio da informazioni preziose per proteggere il suo bestiame, diventando un attivo partecipante nel processo e acquisendo competenze fondamentali per gestire le greggi in sicurezza senza subire l’impatto dei predatori. Al contempo, il team di ricerca ha beneficiato delle conoscenze pratiche dell’allevatore, arricchendo il proprio lavoro e rendendolo più proficuo.

In relazione alle dinamiche tra preda e predatore, i dati raccolti hanno indicato che se l’allevatore gestisce correttamente il suo bestiame, i predatori presenti nel territorio continuano a svolgere il loro ruolo cruciale nella regolazione delle prede selvatiche.

Il CSEBA ha espresso soddisfazione per l’esito del progetto PAN, sottolineandone l’importanza e annunciando ulteriori iniziative per il futuro. Durante questi quattro anni, il Centro ha raccolto non solo migliaia di dati scientifici ma anche contribuito a 5 tesi universitarie, diversi tirocini curriculari e una pubblicazione scientifica riguardante proprio il protocollo PAN.

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