- Febbraio 27, 2024
- 9:35 am
Come trascorrono l’inverno gli animali in montagna?
È inverno, fa freddo (o dovrebbe farne) e le risorse sono scarse. Come riescono a sopravvivere gli animali? Qualcuno migra lontano, qualcuno invece adegua la propria fisiologia, l’aspetto e il comportamento per un periodo che, alle nostre latitudini, può variare tra due e cinque mesi. Vediamo più in dettaglio quali sono le strategie adottate dalle diverse specie.
Con le prime nevicate le risorse alimentari, già scarse, vengono ricoperte, gli spostamenti diventano più difficoltosi, sono ridotti al minimo e vengono compiuti al solo scopo di cercare cibo. Neve e temperature più rigide richiedono un conto salato alle scorte di energia, che vengono impiegate anche per muoversi e termoregolarsi. La migrazione è tipica di molti uccelli, che grazie alla capacità di volare possono coprire grandi tragitti. Chi invece è “ancorato” al terreno come anfibi, rettili e mammiferi cerca di adattarsi. Esistono anche situazioni intermedie: cervi e gracchi alpini scendono verso valle durante l’inverno.
Gli animali ectotermi
Gli animali ectotermi – ovvero a sangue freddo – come invertebrati, rettili, anfibi e pesci hanno la temperatura corporea che dipende dall’ambiente esterno: il rischio di morte per congelamento diventa reale quando si scende sotto lo zero. In più, il cibo è scarso e alcuni individui hanno una limitata mobilità, dal momento che il freddo può rallentare i movimenti muscolari o addirittura indurre un coma da freddo. Durante la stagione fredda tartarughe e lucertole, serpenti e rane, rospi e salamandre e tanti altri animali attraversano fasi di torpore prolungato dette anche brumazione, che possono durare fino a dieci mesi all’anno. Cercano un luogo riparato, per esempio una buca scavata nel terreno o sul fondo di un lago, e lì attendono che le condizioni ambientali migliorino, riducendo le funzioni vitali.
Possono però riattivarsi rapidamente, anche in pieno inverno, nelle giornate più calde. Fasi di dormienza prolungata sono molto comuni anche tra pesci, insetti e altri invertebrati.
Gli organismi omeotermi
Gli organismi omeotermi – ovvero a sangue caldo – hanno evoluto la capacità di regolare la propria temperatura corporea, abilità che permette loro di vivere anche in ambienti inospitali. Ha però un costo in termini calorici, che può diventare anche molto importante: per questo alcuni mammiferi sono in grado di nascondersi in tane e cunicoli e “cadere” in un sonno più o meno profondo, senza però arrivare agli stadi di quiescenza profondi raggiunti dagli organismi ectotermi.
Tra i vari mammiferi, alcune specie optano per il letargo, l’ibernazione o lunghi periodi di torpore con il metabolismo rallentato. Tra questi ci sono ghiri, esperti proverbiali del sonno e capaci di trascorrere dai sei agli undici mesi in letargo. Altri esempi includono scoiattoli, marmotte, moscardini, topi e altri roditori, toporagni, ricci, procioni, puzzole e tassi – questi ultimi alle nostre latitudini rallentano l’attività, mentre in zone più fredde cadono in un autentico letargo. Gli orsi e i pipistrelli sono anch’essi inclusi in questa categoria. Tra gli uccelli, il succiacapre di Nuttall rappresenta l’unica specie conosciuta per mettere in atto un’ibernazione effettiva, cercando rifugio tra le rocce. Pur con notevoli cambiamenti fisiologici, la maggior parte di questi animali non rimane in uno stato dormiente per più di 30 giorni al massimo: i periodi di torpore sono regolarmente interrotti da fasi di “eutermia”, durante le quali l’animale raggiunge la temperatura corporea ottimale, si risveglia e può muoversi per diverse ore o più, interrompendo così il letargo. In queste occasioni, il “bell’addormentato” spesso sfrutta l’opportunità per espellere i prodotti di scarto e concedersi uno spuntino.
Gli adattamenti di chi non migra
Un adattamento fondamentale per chi non migra ma rimane attivo è quello di vestirsi di un manto folto e caldo, possibilmente mimetico. Alle alte quote optano per il bianco la pernice bianca, l’ermellino e la lepre alpina: nelle candide praterie alpine sarebbe impossibile sopravvivere se si avesse una colorazione scura. Ma non tutti gli animali diventano bianchi: gli stambecchi, per esempio, in estate hanno un manto corto e di colore beige o bruno chiaro, mentre in inverno si ricoprono di una fitta lanugine e diventano di color bruno scuro, per mimetizzarsi tra le rocce. Anche i camosci diventano più scuri con la stagione fredda, quasi totalmente neri, per assorbire meglio la radiazione solare e riscaldarsi, mentre in estate sono bruno-rossicci. Chi vive nel bosco, come cervi e caprioli, in inverno tende a colorazioni più bruno-grigiastre, molto mimetiche tra i tronchi degli alberi. Di solito scelgono versanti esposti a sud, più caldi e più liberi dalla neve. Anche la volpe in inverno ha una colorazione più grigiastra rispetto a quella più fulva dell’estate. Se i mammiferi possono contare sulla crescita del sottopelo, gli uccelli in modo molto simile mutano il piumaggio, rendendolo più soffice e adeguato alle esigenze della stagione.
Un altro stratagemma messo in atto da molti animali è l’accumulo di scorte: possono essere “interne” sotto forma di depositi di grasso in alcune parti del corpo, o “esterne”, veri e propri magazzini di cibo. La prima soluzione è quella adottata da alcuni mammiferi, come la marmotta e l’orso bruno, che in autunno attraversano una fase di iperfagia, ovvero di consumo maggiore di cibo, prima di rintanarsi, o da lepri, cervi, volpi e caprioli che cercano di aumentare lo strato di grasso, utilizzato come protezione dal freddo e riserva di energia. La seconda è quella preferita da molti topi e uccelli – per esempio la nocciolaia, che nasconde semi in moltissimi luoghi che con memoria incredibile poi ricorda.
Anche se in inverno diventa più semplice osservare gli animali, perché piante e cespugli sono senza foglie e la neve tiene traccia delle loro impronte, è importante osservarli solo da lontano e non disturbarli in nessun modo: il rischio è far spendere loro le già scarse riserve di energia. Non vale la pena “condannarli” per una fotografia.