Aurora boreale tra le Alpi: è possibile e potremmo rivederla di nuovo?

Nella notte del 25 settembre scorso c’è chi è riuscito ad osservare, nell’Italia del Nord ai piedi delle Dolomiti, uno degli spettacoli più affascinanti che ci regala il cielo. È stato possibile vedere un accenno di quella che chiamiamo aurora boreale grazie a una particolare combinazione di fattori. 

Aurora boreale. Foto Pixabay
Aurora boreale. Foto Pixabay

L’aurora è un fenomeno dovuto all’interazione tra la magnetosfera terrestre e il vento solare e solitamente per vedere l’aurora bisogna viaggiare in Stati, per citarne alcuni, quali Finlandia, Novergia, Islanda o Canada proprio per via della forma e posizionamento del campo magnetico terrestre. Più a nord ci si sposta e più sarà facile catturare il meraviglioso spettacolo di luci colorate che danzano in cielo. Quindi, quello del 25 settembre, catturato dall’Italia è stato un evento piuttosto raro da osservare alle nostre latitudini e che indica un’importante attività solare

L’aurora boreale tra le Alpi : non era una fake news

Quindi, era davvero l’aurora? Si, poco dopo la mezzanotte il cielo tra le Dolomiti si è tinto di colori rosati come previsto dai siti di meteorologia spaziale nei giorni precedenti. Siamo stati molto fortunati perché è un fenomeno che seppur possibile (con bassissime probabilità) da vedere alle medie latitudini è comunque difficile da osservare a occhio nudo, perché non è poi così intenso come quella che è visibile alle alte altitudini, come in Norvegia. Spesso, infatti, più è debole più rischia di confondersi con la colorazione del cielo che è la conseguenza  dello strato di inquinanti atmosferici sollevati dalle attività urbane delle valli. 

Una danza di colori grazie agli elettroni

L’aurora è un fenomeno ottico che osserviamo perché si verifica un’interazione tra gli atomi che compongono l’atmosfera terrestre tra i 100-500km: azoto, ossigeno e le particelle cariche ad alta energia (composti da neutroni ed elettroni) che arrivano dall’attività solare. Quello che vediamo, chiamato ovale aurorale sulla terra, è uno spettacolo di macchie colorate mutevoli e cangianti dai colori del blu al rosa.

Aurora boreale: ogni elemento, un colore

Lo scontro tra particelle cariche causa prima un assorbimento di energia seguita da una emissione di un oggetto fisico chiamato, fotone ovvero la luce. L’emissione ad una precisa lunghezza d’onda (una specifica proprietà della luce) viene osservata dai nostri occhi come un preciso colore. Ogni colore è indice dell’interazione con un’atmosfera ricca di un elemento specifico. Un’aurora dai colori rosati è indice di un’atmosfera ricca in ossigeno molecolare mentre le tipiche aurore dai colori verde-blu-viola indica la presenza massiccia di ossigeno e azoto.

Il terzo protagonista: venti solari a milioni di chilometri all’ora

Da un lato la Terra e la sua inclinazione dall’altro lato il terzo protagonista: il sole. La superficie della grande stella che ci garantisce la vita è in continuo mutamento e quotidianamente espelle dalla parte più esterna la corona, parte della massa solare, in un fenomeno chiamato appunto espulsione della massa coronale (CME). Le particelle espulse viaggiando nell’universo definisco ciò che più comunemente viene chiamato vento solare (queste particelle cariche viaggiano velocissime percorrendo in una sola ora quasi 1milione di chilometri). La parte più densa di questo plasma, viaggia velocissima e si schianta contro l’atmosfera terrestre incontrando il campo magnetico (ringraziamo questo scudo per non essere inceneriti istantaneamente dalla potenza del vento solare). Queste particelle riescono a penetrare lo strato atmosferico, quando è molto sottile, e interagire con la ionosfera e dare così origine all’aurora boreale.   

Il sole di fronte alla terra e l’“Effetto equinoziale”

In Italia, il 25 settembre ci si avvicinava all’equinozio di autunno, inclinazione particolare, favorevole a ricevere il plasma solare. Già, perché i poli delle terra durante l’equinozio sono rivolti verso il Sole, “di fronte“ praticamente. Questo che viene anche chiamato “effetto equinoziale” contribuisce ad aumentare l’ovale aurorale e incrementare la probabilità di avere questo fenomeno anche a latitudini dove è inaspettato. Quindi la posizione della Terra, la parte densa della CME ha colpito la terra e l’intensa attività solare hanno permesso di vedere l’aurora al nord Italia.

Come non perdersi l’aurora

Se riaccadrà ancora in Italia sarà difficile dirlo. È un fenomeno che accade molto raramente e i fattori come la luce, la copertura delle nuvole o l’effetto degli inquinanti ne limitano molto la visione. Per aumentare le chance di vederla sicuramente è meglio prendere un volo per la Norvegia

Ma è comunque possibile monitorare l’intensità del sole, la velocità del vento solare da app e siti(come Aurora Watch o il sito https://www.swpc.noaa.gov/) per il monitoraggio delle aurore. In particolare si deve monitorare il numero di previsione di visibilità dell’aurora quello che gli astrofisici chiamato Kp. Un valore su una scala che va da 0 a oltre 12 per indicare la probabilità che il fenomeno si scateni ad una precisa latitudine. L’Italia, per esempio, potrà vedere un’aurora solo con valori superiori a 8. 

Chissà che tra qualche decennio avremo nuovamente la combinazione di questi particolari fattori e la natura ci mostrerà ancora questo strano e affascinante fenomeno.

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