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Alluvione devastante in Pakistan: solo una strana stagione monsonica?

Avvenuta nell’agosto scorso, l’alluvione in Pakistan è il risultato di una stagione monsonica particolare. Gli scienziati stanno indagando con analisi di attribuzione se è il sintomo evidente dell’emergenza climatica ormai inarrestabile e sempre più evidente.

Milioni di danni economici e ambientali è quello che ha prodotto la devastante alluvione in Pakistan nella zona del Sindh e Balochistan.

Una situazione che non si osservava dal 1961. Decine di migliaia di persone sfollate e strutture devastate. Un’intera regione da ricostruire. Dalle parole di Antonio Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, emerge un appello verso la necessità di un’azione collettiva e urgente sui piani di adattamento all’emergenza legata al cambiamento del clima terrestre soprattutto nei paesi più vulnerabili e poveri.

Le cause dell'alluvione

L’alluvione è oggetto di studio di scienziati di diverse parti del mondo per capire attraverso analisi di attribuzione se, e in che misura, il cambiamento climatico abbia esacerbato questo evento oppure si tratti di una strana e isolata stagione monsonica analizzando il massimo annuale di precipitazioni medie sui 60 giorni sul fiume Indo e l’andamento delle piogge medie di 5 giorni nelle province del Sindh e Balochistan. 

I mesi di giugno-settembre sono un periodo in cui il Pakistan è attraversato dalla stagione monsonica solitamente caratterizzata da piogge abbondanti, ma non così incessanti e copiose. Il clima tipico del Pakistan è desertico e solitamente arido trovandosi al confine occidentale di quella regione monsonica dell’Asia meridionale. Questa volta però, sembra che l’innalzamento della temperatura globale a 1,2°C abbia aumentato di più del 50%  il regime delle piogge stagionali.

Gli effetti

Si sono quindi osservati livelli di pioggia anomali, quasi 8 volte superiore alla media, e esondazione del fiume Indo per decine di chilometri portando con sé fango e detriti all’interno di villaggi e abitazioni. Questo è quello che hanno passato le popolazioni del Pakistan nei mesi scorsi. I morti sono migliaia e il numero è destinato ad aumentare. Quasi 450mila strutture tra pubbliche (scuole e ospedali) e private completamente distrutte e sommerse dall’acqua che ha cancellato così vite e ricordi.

Le piogge intense e la quantità di acqua caduta hanno devastato quasi il 45% del raccolto di cotone, uno dei prodotti principali di sostentamento delle popolazioni locali. Questo ha portato istantaneamente a problemi di sicurezza alimentare con una perdita di miliardi di dollari aggravata oltretutto dalla condizione geopolitica che si inaspriva sempre più durante l’estate e che continua a causa della guerra in Ucraina.

Questa alluvione è estremamente peggiore rispetto a quello che hanno subito nel 2010 dove le persone che hanno perso la vita erano molte meno e i danni più contenuti. Le conseguenze in questo caso sono realmente estreme e mettono di fronte alla richiesta di collaborazioni internazionali più efficaci su scala globale rispetto ai temi di clima e di adattamento.  Questo evento si inserisce in quelli che consideriamo “eventi estremi” oramai sempre più frequenti e non così rari nell’Asia meridionale (come riportato nell’ultimo report dell’IPCC) e che portano conseguenze sempre più dannose nei paesi in cui emergono fragilità nella gestione territoriali e delle infrastrutture essenziali dovuta a fattori socio-economici e dell’ alto tasso di povertà.

A più di due mesi dalla devastante alluvione, si riscontrano ancora problemi di accesso all’acqua potabile, e problemi igienici e sanitari che stanno mettendo in ginocchio l’economia del paese.

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Finalmente! La montagna al centro dell'attenzione dell'ONU - Mountain Genius
1 anno fa

[…] 7 Dicembre 2022 0 […]