- Dicembre 14, 2023
- 4:10 pm
2023, l’anno nero della montagna
Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con lo zero termico più alto di sempre a 5398 metri. Nonostante un leggero rallentamento nell’arretramento dei ghiacciai, la situazione rimane drammatica. Ecco il report della Carovana dei ghiacciai 2023.
Il 2023 è stato un anno nero per montagne e ghiacciai alpini. Colpa di una crisi climatica senza precedenti, che peggiora sempre più col passare del tempo. Questo scenario è stato dettagliatamente documentato nel quarto report “Carovana dei ghiacciai 2023”, presentato da Legambiente in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano. Il report, che ha evidenziato i cambiamenti allarmanti nelle montagne, è stato accompagnato da un documentario, realizzato dal videomaker David Fricano.
Fenomeni preoccupanti
Il 2023 è stato segnato da record negativi, con eventi che hanno gravemente impattato sull’ambiente alpino. È stato l’anno più caldo mai registrato, con temperature estreme che hanno aggravato la situazione già critica dei ghiacciai alpini. Un altro dato preoccupante è stato il raggiungimento dello zero termico mai così alto sulle Alpi, toccando i 5398 metri. L’Osservatorio Città Clima di Legambiente ha registrato 144 eventi estremi nei primi dieci mesi del 2023. Un numero significativamente maggiore rispetto agli anni precedenti: tra il 2010 e il 2022 si sono verificati 632 eventi estremi, con regioni come Lombardia, Piemonte e Veneto tra le più colpite.
Come cambiano le montagne e i ghiacciai
Le montagne stanno subendo una trasformazione lenta ma inesorabile, diventando sempre più fragili. Nonostante un leggero rallentamento nell’arretramento dei ghiacciai nel 2023, lenito dalle abbondanti nevicate di maggio, il regresso continua inesorabilmente. Particolare attenzione è stata rivolta al ghiacciaio del Belvedere, il più grande del Piemonte, e ai ghiacciai dell’Adamello-Mandrone, Lares e Lobbia, che mostrano segni evidenti di destabilizzazione a causa del riscaldamento globale. Il ghiacciaio di Lares, in particolare, ha perso più del 50% della sua superficie in 60 anni.
Anche i ghiacciai austriaci e svizzeri sono stati oggetto di studio. Ad esempio, il ghiacciaio Ochsentaler in Austria ha visto la scomparsa di una lingua glaciale molto pronunciata. In Svizzera, i ghiacciai hanno perso 3,3 km³ di ghiaccio nel 2022, una cifra pari a circa il 6% dell’intera riserva glaciale.
Il report evidenzia inoltre la formazione di nuovi laghi glaciali e la trasformazione geomorfologica dei laghi esistenti. In Val D’Aosta, ad esempio, il numero totale dei laghi glaciali è quasi raddoppiato tra il 2006 e il 2015.
Le soluzioni
Di fronte a questo quadro preoccupante, Legambiente, CIPRA e il Comitato Glaciologico Italiano suggeriscono tre linee prioritarie di intervento: coordinamento delle politiche di adattamento al clima, con un maggiore coordinamento a livello nazionale e territoriale; sostegno alla Carta di Budoia, perseguendo la piena attuazione di questa iniziativa per l’adattamento locale ai cambiamenti climatici; istituire un’alleanza europea per la governance dei ghiacciai, essenziale per gestire in modo efficace le risorse connesse ai ghiacciai.
Gli appelli
“Le Alpi e il Mediterraneo – dichiarano Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, e Vanda Bonardo, Responsabile nazionali Alpi Legambiente – sono aree particolarmente sensibili al riscaldamento climatico, qui più che altrove si registra un’accentuata accelerazione degli effetti della crisi climatica che avanza. Il concetto di rischio totale, per troppo tempo rimasto confinato tra le conoscenze degli esperti, deve diventare un riferimento quotidiano e consueto per coloro che ci governano. Per questo chiediamo al Governo Meloni un serio impegno da parte dell’Italia nella lotta alla crisi climatica con politiche climatiche più ambiziose, politiche di adattamento e azioni concrete non più rimandabili incluso il sostegno per una piena attuazione della Carta di Budoia e la nascita di un’alleanza europea per i ghiacciai”.
“La recente accelerazione degli effetti del riscaldamento climatico sull’ambiente glaciale – ha dichiarato Valter Maggi, presidente del Comitato Glaciologico Italiano (Cgi) – è un fatto scientifico inconfutabile, anche grazie alle misure effettuate dagli operatori del Comitato su oltre 250 ghiacciai italiani. Una secolare e sistematica attività di monitoraggio che ha consentito al Cgi di costituire un patrimonio di dati e immagini indispensabili per interpretare gli scenari futuri della crisi climatica nella regione alpina”.
“Questo patrimonio di conoscenze scientifiche – spiega Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano – attraverso la Carovana dei Ghiacciai è stato condiviso con amministratori, tecnici, cittadini e turisti dei territori montani italiani, rivelandosi un insostituibile strumento non solo per affrontare adeguatamente le attuali criticità, ma anche per ripensare il presente dei territori alpini alla luce di chi verrà dopo di noi”.