Olimpiadi invernali, lo scontro continua

Dopo la decisione del CONI di non realizzare l’impianto da bob a Cortina si accende lo scontro tra il governatore del Veneto, Luca Zaia, e quello della Lombardia, Attilio Fontana. Un botta e risposta a mezzo stampa-social che non salva da imbarazzi internazionali.

La querelle sulla pista da bob dove disputare le gare delle Olimpiadi invernali 2026 accende lo scontro tra governatori. Luca Zaia, presidente del Veneto, e Attilio Fontana, suo omologo lombardo, si sono scambiati scaramucce a mezzo stampa-social sul luogo dove si dovrebbero tenere le gare di bob, slittino e skeleton della manifestazione organizzata all’interno delle due Regioni che amministrano, in particolare a Cortina d’Ampezzo e Milano. Se Fontana preme per le soluzioni estere, in particolare gli impianti di Innsbruck e St. Moritz, per Zaia si tratta di una proposta irricevibile: meglio piuttosto lasciare tutto in Italia e valutare la possibilità di ristrutturare l’impianto di Cesana Torinese, teatro delle gare di Torino 2006.

I risultati di questo scontro?

Uno scontro istituzionale che rischia di avere ripercussioni finanziarie significative e di compromettere il dossier olimpico, come evidenziato dalla sospensione dell’assegnazione dell’organizzazione dei Winter Youth Olympics 2028 da parte del CIO (una manifestazione giovanile riservata a ragazzi tra i 15 e i 18 anni che di solito si tiene nella stessa sede delle Olimpiadi invernali precedenti).

“Tutto non si può avere”, ha commentato a riguardo Fontana. “Credo che [portare all’estero le gare di slittino, ndr] non sia una figuraccia dell’Italia, ma un atteggiamento estremamente attento e serio”. Una posizione che non è piaciuta al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che si è intromesso nella contesa: “Bene l’idea di far svolgere le gare di bob in Piemonte: l’Italia non può rinunciare in alcun modo ad essere sede di tutte le gare delle Olimpiadi come nel dossier di candidatura. Preferisco Cesana a Innsbruck e St. Moritz”.

Ma ancora peggio ha reagito Zaia: “Appare ormai chiaro che l’impianto di bob non verrà mai realizzato a Cortina, e le gare di bob, skeleton e slittino non si terranno a Cortina, con buona pace di quelli che hanno sempre osteggiato il progetto della nuova pista Eugenio Monti. Ci tengo a sottolineare che l’eventuale scelta di uscire dal territorio italiano dovrà essere una extrema ratio, dovuta a solide motivazioni. Per evitare film già visti, auspico che venga chiarita sin da subito la praticabilità o l’eventuale impraticabilità dell’impianto di Cesana, in Piemonte, rendendo di pubblico dominio i cronoprogrammi e i costi (stimati dal sindaco cesanese in 15 milioni, ndr) così da evitare di dar vita a ulteriori ‘leggende’ metropolitane. Le Olimpiadi si chiamano Milano-Cortina, sono nate in Veneto e in Lombardia”. Se proprio non si dovesse riuscire a fare il bob a Cortina, come probabile, Zaia invoca una compensazione nella misura di un maggior numero di gare di altre discipline olimpiche.

La posizione del CONI

In questo scontro tra governatori, a tentare di fare il pompiere è il presidente del CONI, Giovanni Malagò: “C’è una riunione la prossima settima con i soci fondatori e si cominceranno a valutare le proposte, ma non c’è nulla di decisivo. Ho letto tante cose e ho il dovere di ricordare che, da quando esiste la meravigliosa opportunità di ospitare le Olimpiadi, sono stati creati, non certo dal sottoscritto, due organismi, due società, due istituzioni, due soggetti giuridici. Uno è privato ed è la fondazione che ho l’onore di presiedere, e una società pubblica che si chiama Simico che si deve occupare di realizzare le opere pubbliche. Nonostante le intenzioni, la tensione tra le tre Regioni, senza un intervento dall’alto, rischia di diventare esplosiva: se non si troverà una soluzione certa in grado di accontentare tutte le parti in causa, il rischio è non sono di aumentare in modo drammatico le spese per l’organizzazione delle Olimpiadi, ma anche di rischiare gravi imbarazzi internazionali.

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