- Gennaio 29, 2024
- 11:20 am
Gasherbrum I: Denis Urubko in un crepaccio, chiusa la spedizione
Denis Urubko è già sulla del rientro verso Skardu dopo essere caduto in un crepaccio e aver riportato congelamenti alle dita delle mani. Senza assicurazione dovrà rientrare a piedi.
Una brutta caduta in un crepaccio ha chiuso la spedizione invernale di Denis Urubko al Gasherbrum I. L’alpinista infortunatosi e con congelamenti alle mani è già sulla via del rientro verso Askole e Skardu. In un breve messaggio, inviato dallo scalatore alla compagna Pipi Cardell, Urubko racconta l’accaduto. “Il tempo e le condizioni erano buone, quindi abbiamo iniziato la salita verso campo 2” spiega. “Ma a 5500 metri sono caduto in un crepaccio profondo 6 o 7 metri e, purtroppo, molti fattori hanno peggiorato la situazione”. Urubko sarebbe rimasto nel crepaccio per circa un’ora, durante la quale un peggioramento meteo ha portato a un leggera nevicata. Ad aiutarlo è stato Hassan, il compagno con cui aveva previsto di muoversi per superare in sicurezza la parte terminale del ghiacciaio alla base della montagna, ricca di crepacci.
Uscito dal crepaccio Denis e il compagno si sono messi in sicurezze e hanno trascorso la notte, per poi ridiscendere al campo base con le prime luci del nuovo giorno. “Ho le dita congelate e non posso continuare la spedizione” questa la sentenza. “Sto usando le mie medicine personali e quando raggiungerò Skardu andrò dal medico militare” spiega evidenziando di aver già lasciato il campo base scegliendo, in modo quasi obbligato, di rientrare in autonomia camminando. È infatti stato reso noto dalla testata spagnola Desnivel che l’alpinista non avrebbe attivato l’assicurazione per questa spedizione al Gasherbum I, quindi non sarebbe possibile procedere con un recupero in elicottero. Iniziato il viaggio di rientro, conta di essere a Skardu entro due o tre giorni. “È stata una grande sfortuna perdere questa opportunità perché le condizioni erano buone” conclude. “Sono sopravvissuto. Ho tanti progetti interessanti per il futuro, anche senza montagne”.