Cop27

Ambienti montani e criosfera al COP27

Note di Laura Russo. Inviata e Accreditata al COP27 per EVK2CNR per il progetto Mountain Genius e Mountain Partnership

Durante la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite COP27 a Sharm el Sheikh, che si è chiusa il 20 novembre con l’approvazione del documento finale dell’incontro, hanno ancora una volta provato ad acquisire una maggiore visibilità alla montagna all’interno della COP27. Che ci siano riuscite è tutto da dimostrare.

Sul fronte dei negoziati, la 57esima riunione del Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice (SBSTA) dell’UNFCCC nelle sue conclusioni ha evidenziato la necessità di colmare le lacune sistematiche di osservazioni, in particolare nei paesi in via di sviluppo e per le regioni oceaniche, montane, desertiche e polari e la criosfera, al fine di migliorare la comprensione dei cambiamenti climatici, dei rischi e dei punti critici e dei limiti di adattamento, e garantire una migliore fornitura di servizi climatici e sistemi di allerta precoce.

GLI EVENTI

Ai margini dei negoziati e nei padiglioni allestiti dai paesi e da varie organizzazioni, sono stati numerosi gli eventi che hanno toccato i temi di montagna e cambiamenti climatici e delle azioni intraprese da governi, organizzazioni internazionali e organizzazioni della società civile nelle zone di montagna.

Tra gli eventi più rilevanti quelli organizzati dalla Mountain Partnership, di cui EvK2CNR è membro dal 2004.

Al padiglione della Criosfera (Cryosphere Pavilion), allestito durante tutta la COP27 dall’ICCI International Cryosphre Climate Initiative, si è tenuto il 9 novembre l’evento Leading mountain sustainability through innovation in cui si è discusso del ruolo dell’innovazione per la sostenibilità delle montagne. Esperti dell’Organizzazione meteorologica mondiale, dell’Unione per la Conservazione della Natura- IUCN, dell’UNESCO, della Aga Khan Habitat Foundation e dell’organizzazione Permian Global hanno sottolineato l’importanza di coinvolgere il pubblico e le popolazioni locali nella ricerca scientifica, attraverso un approccio di Citizen science, e nelle soluzioni per far fronte ai cambiamenti climatici. Fondamentale anche l’importanza delle nuove tecnologie per ovviare al problema dell’inadeguatezza dei sistemi di osservazione e monitoraggio in montagna e per innovare anche le tecniche di predizione dei disastri e ripensare i sistemi di allerta per le popolazioni locali.

Le raccomandazioni dell'IPCC

L’11 novembre durante l‘evento IPCC Cross-Chapter 5: Mountains – sharing knowledge to promote adaptation initiatives in mountains è stato affrontato il tema di come applicare in pratica i risultati e le raccomandazioni dell’IPCC per promuovere il dialogo tra scienza e politica. I due recenti report del 6th ciclo dell’ IPCC (lo Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate all’interno del CH2: High Mountain Areas e il Cross-Chapter Paper 5 ) evidenziano come gli impatti dei cambiamenti climatici sulle montagne sono già evidenti, con effetti a cascata anche sulle zone sottostanti particolarmente per quanto riguarda gli impatti sulle risorse idriche.

I relatori hanno presentato esempi di applicazione delle conoscenze scientifiche in progetti con comunità locali in Peru, Rwanda, Nepal e Camerun, nel campo della valutazione partecipativa del rischio climatico, di divulgazione e di eco-scuole per i giovani, e di creazione di piattaforme di dialogo tra comunità e amministrazioni locali.

 

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Il rapporto IPCC sui cambiamenti climatici nelle zone urbane

L’11 novembre è stato invece presentato un nuovo rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici nelle zone urbane. Le città e le zone urbane, incluse quelle che si trovano in zone di montagna, ospitano oltre la metà della popolazione mondiale generando i due terzi della produzione economica ed emettendo i tre quarti delle emissioni globali di gas serra (GHG).  Il rapporto evidenzia come le città e le zone urbane siano hotspots di emissioni e rischi climatici globali, ma anche centri di innovazione, adattamento e mitigazione e sviluppo sostenibile.

Alcuni risultati estratti dal rapporto.

Ecco alcuni dati interessanti.

  • Il mondo urbano è un sistema interconnesso in cui ogni cambio ha un impatto sugli altri settori (economico, demografico, climatico, ecologico). I rischi climatici stanno diventando sempre più sistemici e con impatti composti e a cascata.
  • Il rischio climatico è esacerbato dall’interazione tra rischi climatici, esposizione (dovuta a città densamente popolate), edifici e servizi di base inadeguati, infrastrutture carenti e vulnerabilità latente, povertà urbana, disuguaglianza e capacità di adattamento non uniformi.
  • Nella maggior parte delle citta e zone urbane gli aumenti locali di temperatura di +1.5 e 2 gradi saranno percepiti prima che in altre aree e la combinazione di urbanizzazione e aumento degli eventi climatici estremi, come le onde di calore, peggiorerà lo stress climatico nelle citta.
  • Le aree urbane nei paesi a basso e medio reddito sono in espansione e guidano l’economia mondiale e la creazione di posti di lavoro.
  • Le città sono un’opportunità fondamentale per una rapida transizione verso uno sviluppo sostenibile ea bassa intensità energetica.
  • L’urbanizzazione a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima può limitare traiettorie di sviluppo insostenibili e inique.
  • Le città possono accelerare e approfondire l’azione per il clima verso uno sviluppo resiliente al clima nei prossimi decenni.
  • L’opportunità di un’azione efficace, efficiente e rapida nelle città dipende da una scienza accessibile e attuabile su scala urbana.
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La proposta di dichiarare il 2025 Anno internazionale della conservazione dei ghiacciai

Di montagna si è parlato anche durante la seconda settimana della COP27. Il 14 Novembre al padiglione del Tajikistan si è tenuto l’evento dal titolo Roadmap for 2025: International year of glaciers, organizzato dall’Agenzia per l’Idrometeorologia della Repubblica del Tajikistan con la partecipazione di relatori anche dell’OMM, UNESCO e del Segretariato del Partenariato della Montagna/FAO. Un’occasione per presentare l’iniziativa relativa alla bozza di risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per dichiarare il 2025 come l’Anno internazionale della conservazione dei ghiacciai e per parlare di come creare sinergie con il Partenariato della Montagna e le iniziative nell’ambito dell’Anno internazionale delle montagne IYM2022.

Non si può negoziare con il punto di scioglimento del ghiaccio” è il chiaro messaggio che il Rapporto sullo stato della criosfera 2021 ha dato ai responsabili politici: i processi di scioglimento accelerano a temperature più elevate e non possono essere fermati o invertiti per molte migliaia di anni, anche in uno scenario di diminuzione delle temperature.

Le altre iniziative

Tra le iniziative citate dai relatori come ulteriore sostegno alla bozza di risoluzione per il 2025 e alla conservazione dei ghiacciai, la conferenza sull’acqua delle Nazioni Unite del 2023 co-organizzata dai governi del Tagikistan e dei Paesi Bassi e il Decennio internazionale per l’azione sull’acqua per lo sviluppo sostenibile.

Questo alla COP27 ha fatto seguito al’evento The Melting Cryosphere: Threats to Groundwater Buffering of Streamflow and the Sustainability of Water Resource Management including in SIDS organizzato a settembre 2022 dal Tagikistan, in collaborazione con altri paesi e alcune organizzazioni delle Nazioni Unite a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In quell’occasione, discutendo del tema dello scioglimento della criosfera, fu sottolineata evidenziata l’importanza della cooperazione scientifica e della necessità di collegare la ricerca scientifica con lo sviluppo di politiche e altre azioni concrete per attirare l’attenzione sugli impatti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai e sulle risorse idriche.

La mitigazione del rischio valanghe

Il 16 novembre, al padiglione della Criosfera, si è parlato di mitigazione del rischio di valanghe nelle montagne dell’Asia e del ruolo dei sistemi di informazione e allerta in occasione dell’evento Mitigating avalanche risks in high mountain Asia: community-led and data driven approaches organizzato dall’ Aga Khan Agency for Habitat (AKAH).

Onno Ruhl, General Manager dell’AKAH, ha presentato l’approccio della sua agenzia, che si focalizza sulla riduzione del numero delle vittime in caso di valanghe e sul rafforzamento delle capacità di adattamento delle popolazioni che vivono in prima linea i cambiamenti climatici, ed in particolare delle popolazioni montane in paesi vulnerabili come Afghanistan, Pakistan, Tajikistan, Syria.

Il programma di AKAH in alta montagna si basa sulla mappatura dei villaggi e delle strade più vulnerabili ai rischi di valanghe, consentendo di dare la priorità alla costruzione di misure di mitigazione come trincee o strutture di supporto della neve. Il programma si basa sulla collaborazione tra esperti internazionali e nazionali e volontari locali che hanno riferito che le sue attività permettono di ridurre il numero di fatalità dovuto alle valanghe attraverso lo sviluppo e applicazione di tecnologie accessibili ed economiche per la predizione di rischi e i sistemi di allerta precoce, e all’educazione delle popolazioni locali.

Più visibilità alla nell’azione climatica globale e nazionale

Nel penultimo giorno della COP27, il 17 novembre, i governi di Andorra, Kirghizistan Nepal e l’organizzazione KIRKDARC, con il supporto del Segretariato del Partenariato della Montagna, hanno organizzato un evento per discutere di come portare gli obiettivi della conservazione e del ripristino degli ecosistemi montani in primo piano nei negoziati internazionali sfruttando la leva politica dell’Anno internazionale delle montagne 2022. 

Gli interventi dei rappresentanti a livello ministeriale e diplomatico di Andorra, Argentina, Kirghizistan, Italia, Malawi, Nepal, e della vicedirettrice dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) hanno sottolineato con forza l’urgenza di dare maggiore attenzione alla vulnerabilità degli ecosistemi montani nel processo della UNFCCC, attraverso tutte le sue componenti, dalla mitigazione all’adattamento e all’accesso ai finanziamenti. Tra i temi prioritari vi sono quelli delle risorse idriche in montagna, minacciate dallo scioglimento dei ghiacciai e dalle siccità prolungate, e della biodiversità montana.

The Aspen Declaration

Iniziative come The Aspen Declaration,  l’intenzione di Andorra di proporre l’inclusione di un punto sulle montagne nell’agenda della COP28 a Dubai, la bozza di risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che include la proposta del Kirghizistan di dichiarare il quinquennio di sviluppo sostenibile delle montagne (2023-20270 e la maggiore priorità accordata alle montagne e alla criosfera nei programmi dell’OMM, sono state menzionate come alcuni degli elementi portanti per la creazione di una roadmap che abbia come obiettivo l’inclusione delle questioni di montagna nell’azione climatica a livello globale.

I partecipanti hanno anche evidenziato la necessità di un coordinamento a livello nazionale per portare le montagne in primo piano nelle strategie climatiche nazionali e hanno riconosciuto il contributo significativo del Partenariato della Montagna per portare avanti queste iniziative.

L’urgenza, dunque, è quella di dare più visibilità alle montagne nei processi della UNFCCC e nell’agenda delle prossime Conferenze sul clima e in altri negoziati internazionali.

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