- Gennaio 23, 2024
- 7:18 am
Al campo base dell’Everest a soli 4 anni, l’esperta: “Impresa più per i genitori che per la bimba”
La storia della piccola Zara, che a soli 4 anni è stata la più giovane di sempre al campo base dell’Everest, divide esperti e opinione pubblica. Ne abbiamo parlato con Annalisa Cogo, pneumologa e professoressa associata di Metodi e Didattiche dell’Attività Motoria presso l’Università di Ferrara.
A soli quattro anni, la piccola Zara è diventata la più giovane di sempre a raggiungere il campo base dell’Everest. Accompagnata dal fratellino di sette anni e dal papà, la giovane ceco-canadese ha stabilito un nuovo record di precocità ad alta quota. Sebbene fosse stata allenata dai genitori con esercizi specifici (camminate anche fino a 10 km al giorno) e l’acclimatazione sia stata graduale, l’impresa di Zara ha diviso opinione pubblica ed esperti. È giusto spingere una bimba così piccola a oltre 5000 metri? Che conseguenze avrà sulla sua salute? Ne abbiamo parlato con Annalisa Cogo, pneumologa e professoressa associata di Metodi e Didattiche dell’Attività Motoria presso l’Università di Ferrara.
Si tratta di un’impresa appropriata per una persona di quell’età?
Si tratta di casi particolari, nati da genitori evidentemente molto motivati. Spero piuttosto che questa storia non scateni una competizione tra loro! A mio parere, questa impresa è più una soddisfazione per i genitori che per la bimba: non sono sicura che una ragazzina di quattro anni desiderasse così tanto intraprendere questa impresa o che si sia divertita, piuttosto che sentirlo come un impegno. Sappiamo poco su come reagisce il fisico dei bambini in alta quota, anche se alcuni di sei o sette anni hanno già raggiunto il campo base dell’Everest, in passato. I bambini hanno la stessa incidenza di mal di montagna degli adulti, quindi il rischio è presente. Inoltre, sono più sensibili al freddo e non sempre in grado di esprimere disagi come i grandi. Questa ragazzina, tuttavia, sembra ben preparata: ha seguito un’acclimatazione corretta, salendo progressivamente a 5000 metri prima di proseguire. Resta da chiedersi quanto un bambino possa fisicamente sopportare questo sforzo.
Si legge che questa ragazzina percorre ogni giorno cinque-dieci chilometri con dislivelli fino a 300 metri. Mi chiedo se tutto questo esercizio fisico sia salutare per lo sviluppo di un bambino.
Non abbiamo dati scientifici che supportino questo tipo di attività in così giovane età. Per la popolazione infantile in generale, lo sforzo compiuto sembra eccessivo. Per questa bambina, nello specifico, sarebbero necessarie più informazioni sulle sue risposte allo sforzo. Appare più grande della sua età nelle foto, quindi potrebbe essere fisicamente più sviluppata. Tuttavia, considererei il suo caso eccezionale.
Se fosse interrogata su questo argomento, cosa consiglierebbe a un genitore che vuole portare un bambino all’Everest?
Prima di tutto, farei sottoporre il bambino a una serie di analisi per valutare la sua salute, abitudine all’attività fisica e risposta al freddo. Spiegherei ai genitori la situazione senza dire un ‘no’ categorico, ma con molta cautela, e cercherei di capire se il bambino ha effettivamente il desiderio di intraprendere questa impresa.
Lei ha detto che dipende molto dal tipo di bambino e dalla preparazione. Per una salita al campo base dell’Everest, che tipo di preparazione è necessaria?
Per un adulto, è fondamentale essere in buona salute e seguire un allenamento aerobico per aumentare la resistenza. L’esercizio dovrebbe essere regolare, almeno quattro volte a settimana, con intensità e durata progressivi.
E per un bambino? Quale sarebbe la preparazione consigliata?
Per un bambino, ripeto, è una situazione molto specifica e non si possono stabilire delle linee guida generali. Ogni bambino è diverso e richiederebbe una valutazione caso per caso.
Riguardo ai rischi dell’alta quota, ci sono precauzioni particolari che si dovrebbero prendere, soprattutto per i bambini?
L’esposizione prolungata all’alta quota può portare a vari problemi di salute, come il mal di montagna, che può essere serio. Sono essenziali un’acclimatazione graduale e monitorare attentamente il benessere del bambino. Inoltre, essendo i bambini più vulnerabili al freddo, è cruciale assicurarsi che siano adeguatamente protetti e riscaldati.
Ci sono stati casi simili, bambini che hanno raggiunto traguardi significativi in ambienti estremi?
Ci sono stati casi, ma sono eccezioni. È importante ricordare che ogni bambino è unico e ciò che è adatto per uno potrebbe non esserlo per un altro. Inoltre, è fondamentale considerare l’impatto psicologico di tali imprese sui bambini, oltre agli aspetti fisici.