Uccisi a fucilate i cani del rifugio Lago Verde. Si cerca responsabile

Lo scorso 9 dicembre con due colpi di fucile sono stati uccisi i cani del rifugio Lago Verde, a Prali. Insieme al padrone stavano passeggiando sui sentieri di casa. Il primo è morto sul colpo, il secondo poco dopo in clinica veterinaria.

Argo e Fiamma, le vivaci sentinelle del Rifugio Lago Verde, nati e cresciuti in montagna, sono stati deliberatamente uccisi ieri, a soli tre anni, da due colpi di fucile mentre erano a passeggio con il padrone sui sentieri della Nostra Val Germanasca. Li ha uccisi un uomo identificabile come un cacciatore che poi è fuggito”. Così scrivono i gestori del rifugio Lago Verde, a Prali, sui loro profilo social.

Il fatto è successo sabato 9 dicembre quando, durante una passeggiata in montagna due colpi di fucile hanno riempito l’aria. Prima uno, poi un secondo. Entrambi i colpi diretti ai due cani, di 3 anni. Il primo è morto sul posto, il secondo colpito sul dorso è stato trasportato d’emergenza in clinica veterinaria dove poi è deceduto. Il padrone degli animali è riuscito a vedere l’uomo che ha sparato dileguarsi in fretta e furia. Dall’abbigliamento si presume che il responsabile sia un cacciatore.

Si cerca il responsabile

“Il fatto è di una gravità sconcertante” afferma la LAC (Lega per l’abolizione della caccia) sezione di Pinerolo. Un fatto che “ripropone il problema gravissimo della sicurezza di chiunque frequenti i luoghi aperti durante la stagione di caccia la quale, a seguito di plurimi aggiustamenti normativi, si protrae con continuità quasi perfetta durante tutto l’anno”.

In questo periodo sulle montagne piemontesi è aperta la caccia agli ungulati. Rimane difficile pensare che si tratti di un errore, vista la consequenzialità dei due colpi, entrambi diretti ai cani. L’invito della LAC è rivolto a chiunque avesse informazioni utili, perché si rivolga alle forze dell’ordine “affinché lo sparatore sia individuato e sanzionato per il reato commesso”. Ribadendo la loro contrarietà all’attività venatoria, conclude la Lega, “riteniamo che sia interesse degli stessi cacciatori non annoverare tra le proprie fila persone che si comportano con tale inaudita crudeltà.

Nessuna rabbia scaturisce invece dalle parole dei gestori del rifugio Lago Verde che invitano alla riflessione. “Non vogliamo un mondo così! Non vogliamo non poter frequentare i nostri sentieri e boschi in sicurezza! Non vogliamo che le nostre passeggiate si trasformino in tragedie”.

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