Natale senza neve, dovremo farci l’abitudine?

Temperature più alte rispetto alla media e precipitazioni scarse ci faranno vivere un Natale senza neve. Un evento a cui dovremo fare l’abitudine? Analizziamo i dati.

Il Natale italiano è sempre meno innevato. Nonostante le previsioni di questi ultimi giorni abbiano indicato qualche nevicata, destinata però a limitarsi alle zone alpine sopra gli 800 metri. Questo fenomeno riflette un andamento generalizzato di aumento graduale della temperatura media nazionale. L’ultima volta che molte città italiane si sono trovate coperte di neve natalizia era il 2001; per trovare inverni di nevicate abbondanti, bisogna tornare addirittura al secolo scorso.

Il 2023 sulle montagne italiane

Le temperature più alte del normale registrate nel 2023 sono attribuibili sia al cambiamento climatico sia all’influenza di El Niño, un fenomeno atmosferico ciclico noto per i suoi effetti estensivi sul clima globale. Secondo i dati della Fondazione Cima, l’Italia ha registrato un deficit di neve del 44% rispetto alla media decennale, mostrando un leggero miglioramento rispetto al 2022, ma comunque allarmante.

La neve è vitale per il ciclo idrologico: agisce come una riserva di acqua per le montagne durante i mesi più caldi (il parametro dello Snow Water Equivalent (Swe) misura la quantità d’acqua conservata nella neve). A riprova del quadro critico, il ricercatore Francesco Avanzi di Fondazione Cima, sentito da La Stampa) ha evidenziato che, in Italia, il monitoraggio dello Swe ha costantemente rilevato un deficit significativo, inclusi gli ultimi mesi del 2023.

Il caso dell’Appennino

Particolarmente colpita da questa tendenza è l’area appenninica. In particolare, le vette abruzzesi, le più alte, un tempo una delle zone più fredde e nevose d’Italia. L’inizio dell’inverno 2023-2024 ha confermato un trend di scarsità di precipitazioni nevose, nonostante alcuni periodi di freddo intenso. Le sporadiche nevicate hanno lasciato accumuli modesti, principalmente nelle aree di media e alta montagna, lasciando il paesaggio a valle spoglio come sempre più spesso accade da qualche anno.

Questo deficit di neve sta avendo un impatto diretto sul turismo e sull’ecosistema locale, già piagato dalle siccità estive. Le cartoline con montagne innevate, mercatini di Natale e paesaggi illuminati da luci festive stanno ingiallendo sempre più.

La distribuzione del manto nevoso

Per ciò che riguarda la distribuzione nazionale del manto nevoso, questa varia notevolmente da regione a regione. Mentre alcune aree come la Valle d’Aosta nord-occidentale e le Alpi centrali registrano una copertura nevosa superiore alla media, altre zone delle Alpi e dell’Appennino mostrano un deficit notevole. Questa sperequazione sta avendo da tempo ripercussioni dirette sulle risorse idriche del Paese, influenzando in particolare i bacini idrografici come quello del Po, dell’Adige e del Tevere, esposti a gravose siccità estive.

Le cause di questo fenomeno sono da ricercare nell’interazione tra temperature e precipitazioni. Novembre ha visto temperature inferiori alla media sulle Alpi orientali, ma superiori in altre aree come le Alpi sud-occidentali e l’Appennino. Tuttavia, il significativo e anomalo aumento delle temperature previsto nelle prossime giornate su gran parte d’Italia mette in dubbio la tenuta della neve fresca sulle montagne.

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