K2, aree protette e rifiuti, la responsabilità delle spedizioni

Poche settimane fa è stato approvato il Management Plan di Central Karakorum National Park, Deosai National Park e del Corridoio ecologico che le collega. Ma il lavoro da fare è ancora tanto, spiega Maurizio Gallo.

Nel 2014 è stato approvato dal Governo del Gilgit-Baltistan il Management Plan del Central Karakorum National Park (CKNP), il parco più alto del mondo (come altezza media), predisposto dopo 6 anni di ricerca e di incontri con tutte le oltre 150 comunità che vivono ai confini per rendere partecipi a acconsenzienti delle regole che inevitabilmente un parco. Lo staff del parco era al minimo, senza una sede e neppure una divisa, nessuno pensava che potesse diventare una realtà che oggi può essere portata ad esempio non solo per gli altri parchi nazionali pakistani, ma anche nel mondo.

Siamo riusciti a far versare tutte le “royalty” per le montagne, che rimanevano ad Islamabad, direttamente al Parco, è stata introdotta una tassa di ingresso e una tassa per la gestione dei rifiuti.

Gestione dei parchi e turismo

In questi giorni è stata approvata la revisione del piano del CKNP, con l’aggiunta del piano del vicino Parco del Deosai e del Corridoio ecologico che collega i due parchi per un totale di oltre 15000 chilometri quadrati.

Il Management del Parco si è strutturato con una gestione attenta a risolvere non solo le problematiche di protezione della fauna e della flora che stanno aumentando nel numero delle specie protette (lo Snow Leopard e il Marco Polo Sheep, l’Orso Himalayano nel Deosai), ma anche molto attento a quello che succede con le attività turistiche di trekking e alpinismo.

Il caso del ghiacciaio del Baltoro

Due nuovi inceneritori sono stati installati, nuove toilette sul ghiacciaio, ma alla verifica dei fatti tutto rimane troppo poco. Il numero di alpinisti e trekkers che arrivano sul Baltoro cresce di anno in anno, in particolare il vero e proprio assalto che viene effettuato sui 4 Ottomila dall’avvento delle mega spedizioni commerciali nepalesi rende estremamente difficile garantire un livello accettabile di pulizia dei campi base e soprattutto delle vie normali di salita.

Ogni alpinista paga una tassa di 200 dollari per entrare nel parco (nel 2004 solo 10 dollari), che vengono tutti investiti per la pulizia del ghiacciaio, intorno ai campi base e lungo il trekking, ma tutti poi si lamentano e protestano sui social. Sul Baltoro la gestione dei rifiuti è molto più complessa rispetto ad altri Ottomila, i rifiuti raccolti devono essere trasportati a valle per oltre 60 chilometri prima di essere separati e stoccati, con muli e portatori: pensate che solo nelle toilette installate vengono raccolti ogni anno oltre 2,5 tonnellate di escrementi umani da trasportare fuori dal ghiacciaio!

L’anno prossimo il parco verrà dichiarato plastic free e in futuro anche cherosene free: no generatori ai campi base, ma solo pannelli solari, no fornelli a cherosene ma solo a gas. Non più bottiglie di Coca cola al campo base!

Come migliorare il sistema di pulizia?

Bisogna che le spedizioni e i trekking si attivino per eliminare tutti gli imballaggi inutili prima di mettere i viveri e i materiali nei bidoni. Deve diventare un compito preciso del responsabile logistico: tutte le confezioni comportano una inutile quantità di carta e plastica.

Bisogna poi abituarsi a controllare cosa succede in cucina, come i cuochi gestiscono i rifiuti, portare dei sacchi per la raccolta differenziata e farli utilizzare correttamente. Bisogna considerare nei budget anche una quota da riservare per il trasporto a valle di questi sacchi una volta terminata la spedizione o il trekking: certamente un costo aggiuntivo ma un gran beneficio per la salvaguardia del ghiacciaio. A proposito, uno studio fatto quest’anno sul ghiacciaio ha rivelato che le plastiche e microplastiche sono presenti con elevata concentrazione e accelerano lo scioglimento del ghiacciaio stesso: si parla spesso degli effetti dei cambiamenti climatici ma non si presta attenzione a comportamenti semplici che possono avere effetti gravi.

Riportiamo a valle i nostri rifiuti

Molti alpinisti sugli Ottomila si affidano totalmente ai portatori che montano i campi, fissano le corde fisse, portano su il materiale e le innumerevoli bombole di ossigeno. Finita la spedizione cosa succede? Chi si occupa di portare al base tutto quello che è stato portato sulla montagna? Spesso nessuno! Certo è difficile, ma se non lo si prevede prima di partire anche qui mettendo nel conto un costo per il recupero, si finisce con la montagna che si trasforma in una montagna di rifiuti. Sui social sono tutti poi bravi a denunciare la situazione, anche gli alpinisti stessi che hanno partecipato allo scempio. Scusate anche le campagne di raccolta fondi per organizzare a posteriori le pulizie sono un sistema più di marketing che efficace: raccogliere 150 chili sul K2 è veramente un granello di sabbia, nei progetti di gestione del parco sono state effettuate varie campagne con i risultati di 700/ 1000 chili per Ottomila e quest’anno anche il Parco ne ha realizzata una sul K2 a fine stagione.

Dall’anno prossimo il parco introdurrà un deposito da lasciare prima di entrare con una lista del materiale introdotto che poi verrà controllato in uscita anche le quantità di rifiuti prodotti che devono essere portati fuori.

Dobbiamo imparare ad andare sugli Ottomila in una maniera diversa, attenta all’ambiente e non solo al risultato: sulle Alpi sicuramente siamo molto più attenti di un tempo, ma quando arriviamo sugli Ottomila ce ne dimentichiamo e purtroppo diventiamo degli inquinatori seriali.  

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