Cop28, il vertice si apre a Dubai

Iniziata oggi la Cop28 tra assenza, polemiche e insinuazioni. Guidata dal sultano Ahmed Al Jaber ha un compito importante: tirare le somme di quanto fatto fino a oggi.

Si è aperta oggi a Dubai la 28esima Conferenza sul clima. Guidata da Ahmed Al Jaber, il sultano dell’emirato arabo ospitante nonché titolare della Adnoc, la compagnia petrolifera nazionale, e della Masdar, società specializzata nella produzione di energia rinnovabile. Con un petroliere a capo ella Conferenza sul clima, per la prima volta nella storia, la Cop28 inizia all’insegna delle diserzioni, delle polemiche e delle insinuazioni. Al summit spetta comunque un compito importante: tirare le fila di quanto fatto. Fare un bilancio di quanto messo in campo per rispettare gli accordi di Parigi, decisi nel 2015, e valutare le mosse per il prossimo futuro.

Il caso del sultano

Ahmed Al Jaber, sultano degli Emirati Arabi Uniti, appena un mese fa aveva dichiarato al New York Times di “essere la persona perfetta per organizzare il summit”. Oggi un rapporto della BBC lo descrive con un uomo dai due volti. Le accuse sono quelle di utilizzare il summit come strumento per stringere accordi commerciali con alcuni dei Paesi partecipanti per quanto riguarda i settori gas e petrolio. Immediata la sua risposta in conferenza stampa, in cui ha affermato che si tratta di accuse false, messe in giro “per minare la mia presidenza” e che avrebbe sollecitato alcune compagnie petrolifere a raggiungere emissioni zero entro il 2050. Secondo la sua teoria infatti la Terra può diminuire le emissioni, senza dover rinunciare all’estrazione dei combustibili fossili.

Tante le defezioni

Tante le defezioni a questa edizione del summit per il clima, assenze che fanno perdere peso alla discussione e che aumentano i punti di domanda sul futuro. Vuote le sedie delle due super potenze, Stati Uniti e Cina. Sia Joe Biden, presidente USA, che Xi Jinping, presidente cinese, non saranno presenti. Le due nazioni saranno comunque rappresentate, ovviamente con un peso e una voce ben diversa rispetto a quella che avrebbe potuto essere la parola del presidente.

Assente, per ragioni di salute, anche Papa Francesco nonostante la sua intenzione di presenziare alla Conferenza. Al suo posto sarà presente il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin. Assente Greta Thunberg, mentre re Carlo III, il re ambientalista, ha presenziato e non solo. Suo il discorso inaugurale, nonostante la complessità di rappresentare un Paese che negli ultimi anni ha più volte fatto dietrofront in tema di politiche ambientali.

Il petrolio

Eliminare i combustibili fossili. Un termine che fa paura a molti Paesi, ma che sarà al centro della discussione di questa Cop28. Dopo che nel 2021 a Glasgow, durante la Cop26, si iniziò la discussione sull’eliminazione del carbone, poi trasformata in “riduzione del carbone” per andare incontro a Paesi come Cina e India, oggi tocca al petrolio.

Chi paga i danni dovuti alla crisi climatica?

La discussione su chi deve pagare i danni dovuti alla crisi climatica nasce durante la Cop27, quando i Paesi del sud globale hanno chiesto che questo costo venisse addebitato alle nazioni maggiormente industrializzate. Inaspettatamente si raggiunse con facilità un accordo di massima che concordava con la proposta, lasciando però molti punti di domanda: chi deve pagare? Come vengono distribuiti i soldi? Come vengono gestiti i flussi di denaro? Se i Paesi a basso reddito chiedevano di affidare i fondi ad un’istituzione creata ad hoc, dall’altra parte le nazioni più industrializzate proponevano la soluzione della Banca Mondiale. Quest’anno si dovrebbe quindi raggiungere un accordo più definito.

Scetticismo sull’esito della Cop28

I temi, sono sempre quelli. Ma i risultati attesi da questa 28esima edizione del vertice non sembrano essere molto positivi. Anzi, c’è grande scetticismo. Comunque, per sapere quello che sarà l’esito della Cop28 bisogna attendere fino al 12 dicembre, quando si voterà la dichiarazione finale. L’obiettivo dovrebbe essere quello di trovare soluzioni e prendere decisioni capaci di contenere l’aumento della temperatura media terrestre entro il +1,5 gradi auspicato dagli Accordi di Parigi del 2015. Se Ahmed Al Jaber si dice positivo, sulla questione pesa il risultato dell’Emission GapReport 2023 stilato dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite. Nel 2022 le emissioni di gas serra sono aumentate raggiungendo il record di 57,4 miliardi di tonnellate. E se anche tutti i governi del Pianeta dovessero mantenere le promesse di decarbonizzazione, entro il 2030 la riduzione sarebbe solo del 9 percento. Un numero ben diverso rispetto al 42 percento necessario per impedire l’aumento della temperatura media oltre il grado e mezzo.

+ 3 gradi, questo l’aumento medio della temperatura terrestre previsto per il 2030 se il trend dovesse continuare a essere lo stesso. Insomma nulla di positivo e aspettative al minimo, ribassate ulteriormente dall’assenza dei presidenti delle due più importanti super potenze mondiali.

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