- Marzo 19, 2024
- 10:14 am
70 anni dopo l’Italia torna sul K2 con una spedizione femminile italo-pakistana
È stata presentata a Milano la spedizione commemorativa per i 70 anni dalla prima salita italiana al K2, avvenuta il 31 luglio del 1954. Si tratta della prima spedizione femminile italo-pakistana alla seconda montagna della Terra.
70 anni dopo la prima salita, 8 donne alpiniste e 1 medico sono pronti per tornare in Pakistan, con l’obiettivo di salire il K2. Una spedizione celebrativa che ambisce a essere la prima totalmente femminile a toccare la cima della seconda montagna della Terra, dopo quella messa in campo nel 1982 dalla polacca Wanda Rutkiewicz.
Sono Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim e la dottoressa Lorenza Pratali le 9 protagoniste di questa spedizione. A guidarle il carisma e l’esperienza di Agostino Da Polenza, presidente di EvK2CNR e già capospedizione per le due salite celebrative del 2004 (50 anni dalla prima salita) e 2014 (60 anni dalla prima salita). Nonché quarto italiano a raggiungere la cima della montagna, nel 1983 passando per lo spigolo nord (via aperta giusto un anno prima da una cordata giapponese). “Per me questo sarà il terzo anniversario al K2, dopo quelli del 2004 e del 2014” commenta Agostino Da Polenza, capospedizione e presidente di EvK2CNR. “Nel 2014 ebbi il privilegio di accompagnare in vetta la prima spedizione pakistana, quest’anno invece avrò l’onore di guidare la prima spedizione interamente femminile, italo-pakistana. Come già avvenne nella prima storica spedizione guidata da Ardito Desio, anche in questa occasione la parte alpinistica sarà affiancata da una importante ricerca scientifica, grazie alla collaborazione con il CNR, l’Istituto di scienza Polare e l’Università Ca’ Foscari”.
Dopo la conferenza stampa, tenutasi lo scorso 14 marzo a Milano alla presenza del Ministro del Turismo Daniela Santanché e di Ahmad Waleed, rappresentante del consolato pakistano, il gruppo di 8 alpiniste e il medico della spedizione, si sono spostati al rifugio Torino per una tre giorni di allenamento. Un fine settimana utile ad affiatare il gruppo misto di italiane e pakistane, pensato perché potessero prendere la misura e iniziare a muovere i primi passi insieme in montagna.
Ideata e finanziata dal Club Alpino italiano, organizzata da EvK2CNR, la spedizione vede il patrocinio del Ministero del Turismo e del Ministero degli Esteri che si uniscono in un vero e proprio ricordo di quello che fu il successo italiano sulla seconda montagna della Terra, il K2. Un traguardo importante, che fu capace al tempo di dare nuovo ossigeno all’economia italiana ancora piegata dagli effetti della seconda guerra mondiale. Una storia controversa, ma anche epica nei due padri che permisero la salita dell’Ottomila tecnicamente più difficile: Ardito Desio, da una parte; Walter Bonatti, dall’altra parte.
La via di salita
Obiettivo delle 8 alpiniste è compiere la salita lungo lo sperone Abruzzi, percorrendo la via e i passi dei primi salitori. Non si tratta di alpinismo esplorativo o di un’impresa alpinistica, ma di un’occasione per celebrare il ricordo di quel 1954 che fu glorioso per il nostro Paese, e anche di una buona occasione formativa, di ricerca e promozione dei valori culturali e sociali.
Con la partenza dall’Italia fissata per il prossimo 15 giugno, la spedizione punta a essere al campo base per la fine del mese, così da poter iniziare le operazioni sulla montagna già nei primi giorni di luglio. L’obiettivo, rivela Anna Torretta, è quello di effettuare la salita senza utilizzare bombole di ossigeno. Per questa ragione sarà importante la fase di acclimatazione e di preparazione della via di salita, con il primo tentativo di vetta previsto per la seconda metà di luglio.
La spedizione di Wanda Rutkiewicz
Risale al 1982 la prima spedizione interamente femminile organizzata al K2, a immaginarla fu la fortissima polacca Wanda Rutkiewicz ma, diciamo, fu sfortunata fin da subito. Componenti della spedizione erano, oltre alla già citata capo spedizione, Anna Czerwinska, Anna Okopinska, Danuta Wach, Marianna Stolarek, Krystyna Palmowska, Jolanta Maciuch, Ewa Panejko-Pankiewicz, Christina De Colombel, Aniela Lukaszewska, Halina Syrokomska e Alicja Bednarz.
Dicevamo, fu una spedizione sfortunata. Intanto perché la Rutkiewicz, dopo aver organizzato per mesi la spedizione, fu vittima di un incidente durante la salita all’Elbrus e non riuscì a recuperare completamente. Pensate che ebbe la forza di raggiungere il campo base del K2 con le stampelle, superando i molti chilometri di trekking che separano Skardu dal campo base. Impossibile pensare a un suo effettivo coinvolgimento nella parte alpinistica, dovette lasciare spazio alle compagne limitandosi alla parte organizzativa e gestionale. Il comando della parte alpinistica venne quindi presa in carico da Halina Syrokomska, che venne purtroppo colpita da un’embolia e morì al campo 2 il 30 luglio. La sua scomparsa fu un duro colpo per tutta la spedizione, che si trovò a fare i conti da un lato con i sentimenti, dall’altra parte con la voglia di portare a casa la salita. Le operazioni sulla montagna continuarono così nella prima settimana di agosto quando, nonostante il peggioramento delle condizioni meteo con venti a oltre 50 nodi e temperature in picchiata, le alpiniste riuscirono a raggiungere i 7100 metri di quota. Dopo iniziò una lunga e snervante attesa di una buona finestra meteo in cui poter effettuare un tentativo prima verso i campi alti, e dopo fino in vetta. Ma nulla la meteo sembrava proprio non voler supportare le alpiniste. Così, dopo 69 giorni di spedizione, il 16 settembre, venne deciso per la chiusura della spedizione.
Wanda Rutkiewicz sarebbe tornata al K2 4 anni dopo, nel 1986, diventando la prima donna al mondo sulla vetta del K2, completando la salita senza utilizzare bombole di ossigeno.
Ricerca scientifica sul K2
Nel 1954 Ardito Desio guidò una spedizione alpinsitico-scientifica al K2. Una spedizione che riportò non solo il successo alpinistico, ma anche importanti dati geologici su quell’area del Karakorum. Oggi, 70 anni dopo, la spedizione commemorativa persegue obiettivi similari. Da un lato la prima spedizione femminile italo-pakistana diretta alla vetta, dall’altra parte un grande progetto di ricerca scientifica concretizzato in Ice Memory. Per la prima volta un team italo-pakistano studierà le nevi e i ghiacci del Karakorum, con l’obiettivo di comprendere gli impatti dei cambiamenti climatici sulla regione. Organizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle Ricerche e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, insieme a EvK2CNR, con contributi da parte del CAI e il patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca, Ice Memory punta a raccogliere campioni di ghiaccio contenenti informazioni sul clima e sull’ambiente himalayano del passato perché possano essere conservati in una ‘biblioteca’ dei ghiacci a disposizione delle future generazioni di scienziati, che non avranno più a disposizione i ghiacciai così come li vediamo oggi, a causa del cambiamento climatico. “Ardito Desio trentacinque anni fa fondò EvK2CNR, che da allora si è impegnata per realizzare le sue idee scientifiche in Karakorum e Himalaya con benefici anche per lo sviluppo sostenibile delle popolazioni locali” spiega Agostino Da Polenza. “Insieme all’Agenzia delle Nazioni Unite UNDP, grazie al supporto dell’Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo, nei prossimi mesi EvK2CNR pubblicherà l’inventario degli oltre 13200 ghiacciai del Pakistan, la più importante risorsa d’acqua dolce del continente asiatico. Questo è il presente. L’incontro con Ice Memory è una formidabile opportunità per comprendere il clima del passato e per guardare al futuro di queste regioni”.